Aperta a Padova una promettente via allo sviluppo di una nuova terapia con cellule T
La sclerosi multipla (SM) è una malattia autoimmune cronica che colpisce circa 2,5 milioni di persone nel mondo.
Essa si manifesta con l’infiltrazione di cellule T autoreattive nel sistema nervoso centrale (SNC), danneggiando la mielina e provocando deficit neurologici. Le attuali terapie, purtroppo, non sono molto specifiche e possono causare una ridotta funzionalità del sistema immunitario con possibili effetti collaterali.
Un gruppo di ricerca guidato dalla professoressa Ildiko Szabo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, insieme al prof. Paolo Gallo e al dott. Marco Puthenparampil del Dipartimento di Neurologia dell’Università di Padova, e al prof. Erich Gulbins dell’Università di Essen, ha scoperto una nuova strategia terapeutica mirata. La ricerca si concentra sul canale mitocondriale Kv1.3, presente nelle cellule T autoreattive, proponendo un approccio più specifico per trattare la malattia nei modelli preclinici.
Lo studio, pubblicato sulla rivista “EMBO Molecular Medicine“, ha mostrato che l’inibitore del canale Kv1.3 mitocondriale (PAPTP), sviluppato nel laboratorio del prof. Andrea Mattarei (sempre all’Università di Padova), è stato in grado di eliminare selettivamente le cellule T autoreattive nel sangue periferico dei pazienti con sclerosi multipla.
“Già in precedenza, avevamo visto che il PAPTP era capace di uccidere le cellule tumorali, ma ora abbiamo dimostrato che può eliminare anche le cellule T autoreattive nei pazienti con SM”
afferma la prof.ssa Szabo.
Le ricercatrici Beatrice Angi e Tatiana Varnita, prime autrici dello studio, spiegano che nei topi trattati con PAPTP, dopo la comparsa dei primi sintomi clinici, si è osservata una riduzione significativa dei danni, come la demielinizzazione neuronale. L’analisi del sangue ha confermato che il trattamento aveva eliminato in modo selettivo le cellule T autoreattive, senza danneggiare altre cellule del sistema immunitario e senza causare immunosoppressione o tossicità.
In conclusione
Questi risultati offrono nuove prospettive per lo sviluppo di terapie mirate nella sclerosi multipla, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e gli esiti clinici per i pazienti affetti dalla malattia.
La professoressa Ildiko Szabo è Professoressa Ordinaria al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, dove ha svolto il dottorato e il post-dottorato di ricerca. Dal 2012 è Membro del Comitato Editoriale di Scientific Reports di NPG (oggi arte di Springer Nature).

