Le vaccinazioni nel cane

Tutto quello che dovete sapere sulle vaccinazioni nel cane

Le Vaccinazioni nel cane

La vaccinazione è un atto medico che il Veterinario esegue su un soggetto sano, tramite la somministrazione per via iniettabile, orale o sulle mucose, di un preparato antigenico (microrganismi interi, parti di questi o loro prodotti), allo scopo di prevenire diverse malattie, specialmente virali e batteriche, ma anche da protozoi e funghi.

La WSAVA (World Small Animal Veterinary Association) ha redatto tramite un suo gruppo di studio delle linee guida applicabili per la vaccinazione del cane, che potrebbero differire da quanto riportato nei foglietti illustrativi del farmaco utilizzato (uso “off-label”), cosa di cui si deve informare il proprietario, ma che sono coerenti con il pensiero scientifico corrente e più aggiornato.

I vaccini vengono suddivisi in tre gruppi:

  1. Vaccini raccomandati per la maggior parte degli animali, cioè di “di base” o in inglese “core” che comprendono i vaccini per parvovirosi, cimurro, epatite infettiva del cane e rabbia (se prevista dalla normativa vigente).
  2. Vaccini “non-core”, opzionabili, che il Veterinario eseguirà in funzione dello stile di vita, della zona in cui vive l’animale e del grado di rischio, in questo gruppo sono presenti i vaccini per le malattie infettive respiratorie del cane, le leptospirosi, la leishmaniosi, le infezioni da herpesvirus, la malattia di Lyme, la piroplasmosi, le infezioni da dermatofiti e l’influenza canina (quest’ultimo non disponibile in Italia).
  3. Vaccini non raccomandati, al momento quelli per le infezioni da coronavirus.

I vaccini disponibili per gli animali da compagnia possono essere di due tipi, vivi attenuati (vaccini a virus vivi modificati), oppure vaccini inattivati (vaccini a virus spento o ucciso). I primi inducono una forte immunità sia di tipo umorale, data dai linfociti B (che producono le immunoglobuline o anticorpi), che di tipo cellulo mediata, data dai linfociti T,dalle citochine e da cellule ad attività fagocitaria: ciò avviene perché i virus vaccinali si replicano e provocano una blanda infezione, senza però essere in grado di dare danni ai tessuti o segni clinici di malattia.

I virus presenti nei vaccini spenti o inattivati non sono in grado di replicarsi né di dare alcun danno o segno clinico ( solitamente necessitano di un adiuvante per aumentarne la potenza e a volte si può verificare una lieve ed innocua reazione tissutale nel sito di inoculo ): con questi vaccini si ha una risposta principalmente di tipo umorale.

Nessun vaccino è in grado di dare una immunità protettiva nel 100% degli animali e, a seconda della malattia, si ritiene accettabile una efficacia protettiva che va dal 65% al 95% : bisogna quindi tener presente che una parte dei soggetti vaccinati non sarà comunque protetta.

La vaccinazione del singolo animale è in ogni caso importante oltre che per la protezione individuale, anche per la riduzione della prevalenza delle malattie, cioè per la diminuzione del numero di animali suscettibili a quella malattia nella popolazione di una determinata area (“immunità di gregge”). L’Immunità di popolazione o di gregge con vaccini ”core” che diano una lunga durata dell’immunità dipende però più dalla percentuale di animali vaccinati che dal numero di vaccini eseguiti in un singolo soggetto: è quindi preferibile vaccinare il maggior numero possibile di cani, ma con la giusta frequenza.
L’immunità viene suddivisa in immunità passiva di origine materna, cioè anticorpi che la madre fornisce ai cuccioli, e immunità attiva che il singolo soggetto produce tramite il proprio sistema immunitario dopo vaccinazione o contatto con i patogeni.

Il cucciolo alla nascita, provvisto di un sistema immunitario solo in parte competente, lascia un ambiente sterile e protetto, l’utero, e acquisisce solo una parte della sua protezione immunitaria (circa il 5%-10%) tramite il passaggio di anticorpi a livello di placenta (dal 45° giorno di gestazione fino al momento del parto). La rimanente quota di anticorpi viene acquisita con il colostro o “primo latte”: si tratta di uno speciale latte di colore giallo sieroso che si forma nella mammella della cagna nell’ultimo terzo di gravidanza e viene secreto per 24-72 ore dopo il parto.

Il colostro, oltre alle normali componenti del latte (acqua, proteine, lipidi e minerali), contiene carotene che gli conferisce il colore giallastro e una grande quantità d’immunoglobuline che andranno a completare l’immunità passiva di origine materna. La permeabilità dell’intestino del cucciolo nei confronti delle proteine immunitarie è elevata nelle prime ore di vita (il picco di assorbimento si ha tra le 12 e le 24 ore). Il cucciolo deve quindi nutrirsi prima possibile dalla madre acquisendo così una solida immunità che lo proteggerà nelle prime settimane di vita.

Verso le 6-12 settimane di età l’immunità passiva, sia pure con delle differenze individuali e tra le varie malattie, tende a scendere a un livello tale da consentire l’immunizzazione attiva.

Non esiste una regola valida in tutti i casi per scegliere l’età ottimale per iniziare la prima serie vaccinale in un cucciolo. In linea di massima in cuccioli in cui si ritiene che l’immunità passiva sia bassa, si potrà eseguire una prima vaccinazione già intorno alle 6-7 settimane di vita, mentre cuccioli con elevati titoli di anticorpi materni non saranno in grado di rispondere correttamente alla vaccinazione fino alla 12 settimana di vita o più, in quanto gli anticorpi materni andranno ad inattivare in modo parziale o completo gli antigeni vaccinali (cuccioli “non responder”).

La prima serie vaccinale prevede un minimo di 4 vaccinazioni intervallate ciascuna da 3-4 settimane di
distanza se si inizia a vaccinare a 6-7 settimane di età; le vaccinazioni saranno invece 3, sempre con
intervalli di 3-4 settimane, se si vaccinano cuccioli di 8-9 settimane o cani adulti.

Parte integrante della vaccinazione di base è il “richiamo” vaccinale eseguito a un anno di età o dopo 12 mesi dall’ultimo vaccino della prima serie: si ottiene così una risposta protettiva certa in ogni cane che potrebbe non aver risposto ad una delle vaccinazioni della prima serie. Se c’è il dubbio di aver a che fare con un paziente “non responder” tale vaccino potrà essere anticipato in un periodo compreso tra le 26 e 52 settimane.

Le vaccinazioni seguiranno poi un cadenza che dipenderà dal tipo di piano vaccinale che il Veterinario deciderà d’impostare: ci sarà un vaccino annuale se nel piano vaccinale saranno comprese anche le leptospirosi, oppure triennale se si sarà optato per i soli vaccini “core” (l’immunità data dalle malattie virali è di durata maggiore rispetto a quella data da malattie batteriche come le leptospirosi).

Il professionista che segue il cane deciderà il miglior piano vaccinale da attuare in funzione di una serie di dati che raccoglierà durante la visita clinica e con il colloquio con il cliente, anche tenendo conto che esiste ed è economicamente sempre più fattibile la possibilità di costruire piani vaccinali “personalizzati” sul singolo animale, avvalendosi di esami di laboratorio che misurino il reale livello di titoli anticorpali per le diverse malattie, evitando così procedure mediche che potrebbero essere superflue in alcuni pazienti o da intensificare in altri.

Informazioni su dott. Luigino Casteller 1 Articolo
Laureato in Medicina Veterinaria presso l'Università degli Studi di Bologna nel 1989. Iscritto all'Ordine dei Medici Veterinari della provincia di Treviso. Esercita la libera professione in provincia di Treviso occupandosi principalmente di animali da compagnia.