
Uno dei generi musicali più diffusi tra i giovani di oggi è la trap, un sottogenere musicale dell’hip hop che si differenzia da quest’ultimo soprattutto per il ritmo e le linee vocali melodiche, più cantate e meno parlate rispetto al rap. Nata nel sud degli USA, la parola trap ha indicato, fino ai primi anni del 2000, semplicemente un luogo: le trap house, appartamenti degradati e abbandonati nei sobborghi di Atlanta, mentre il verbo trapping nello slang americano significava unicamente “spacciare”. Questo contesto fa da sfondo ai primi testi trap americani.
In Italia, le prime influenze della musica trap sono arrivate intorno al 2010 e presentavano diverse analogie con i brani statunitensi; hanno poi raggiunto il picco massimo di diffusione nel 2015, grazie al rapper milanese Sfera Ebbasta. Oggi questo genere viene associato a canzoni che presentano due caratteristiche principali: da una parte le sonorità ritmiche e melodiche, dall’altra i temi ricorrenti dei testi che non hanno più nulla a che vedere con i sobborghi statunitensi ma raccontano la vita di strada e il passato difficile degli artisti, che sono gli autori stessi delle canzoni; parallelamente la Dark Polo Gang ha sfruttato la base che caratterizza questo genere per scrivere testi a scopo di esaltare la ricchezza materiale e il “gusto” di essere ricchi, eliminando il riflesso di un passato di povertà e difficoltà che caratterizza invece i brani del cantante Achille Lauro.
Questo genere è stato molto contestato dalla critica, da artisti appartenenti a generi musicali diversi e dall’opinione pubblica che accusano i rapper di non trasmettere nessun tipo di contenuto tramite le loro canzoni, ma anzi di promuovere atteggiamenti misogini e di incoraggiare i giovani all’assunzione di sostanze illegali, parlando solamente di donne, soldi e droghe. Questo non significa che la trap vada condannata ed etichettata come qualcosa di negativo, i testi sono molto diversi tra i vari artisti e per questo vale il vecchio detto “non fare di tutta l’erba un fascio”.
Dopotutto, non sembra esattamente la stessa cosa già successa in passato, quando sono nati i gruppi rock e punk e si sono affermati sulla vecchia scena musicale? Non sono stati inesorabilmente criticati dagli adulti di un tempo rispetto alle nuove sonorità e alle tematiche che venivano trattate nei testi e che fino a prima erano considerati taboo dalla società?
Vi proponiamo ora una breve intervista a due artisti emergenti di Treviso, precisamente del quartiere di Santa Bona o Santa Bronx, noti come Giovaneeffe & Nova YC. Il duo è composto da due ragazzi classe ’98 che si conoscono sin dai tempi delle elementari e che hanno visto nella musica la possibilità di riscattarsi e affermarsi.
Come hanno iniziato a fare musica? È Giovane a raccontarlo: «YC cantava già da un po’ e un giorno un suo amico pubblicò un post su Facebook che prometteva una registrazione gratis a chi l’avesse battuto a basket» e così, dopo che diverse persone taggarono Giovaneeffe nel post, lui accettò e vinse la sfida. Così, come dice lui stesso, scrisse il suo primo singolo Mi Chiamano Negro «“a caso” sul divano». Hanno scelto la trap come genere perché rappresenta quello che vogliono comunicare; è uno stile sempre vario e accattivante, anche se inizialmente Nova YC aveva iniziato col rap.
Quanto tempo dedicate alla musica? «Quello che si può, tanto, ma è difficile quantificare il tempo che passi in studio» rispondono contemporaneamente i due; inoltre molto tempo è dedicato alla stesura del testo e alla scelta della base.
E qual è il messaggio che volete far passare? Giovaneeffe risponde per primo: «Innanzitutto, che l’amore non esiste -ride- e poi cerchiamo di trasmettere positività anche nei momenti tristi, dare un messaggio di rivalsa e diffondere l’idea che alla fine possa andare tutto bene», Nova YC continua: «Scriviamo di quello che abbiamo in testa in quel momento, non ci limitiamo a esprimere un solo concetto nei nostri testi.» Emerge spesso il tema dell’amicizia e del valore della gang intesa come gruppo di cui ti fidi e parlano dei sentimenti che provano loro stessi e i giovani di oggi. Come dicono loro, per scrivere i testi usano «solamente un foglio bianco -o le note dell’iPhone- e la testa, raramente c’è un’idea di fondo perché è quello che vivo e provo che ispira le canzoni». Questa era la domanda principale e le loro risposte dimostrano la varietà che caratterizza la musica trap e che li distingue dai rapper sopra citati.
Nessuno dei due ha un modello o un artista a cui fare riferimento, anche se agli inizi della sua carriera Nova sognava di diventare come Emis Killa. Orami è qualche anno che fanno musica e non c’è da stupirsi se il riscontro del pubblico è molto positivo e i due pensano di espandere la propria audience fuori da Treviso.
Le canzoni di Giovaneeffe & Nova YC sono disponibili su YouTube e Spotify.