Terremoti nel sottosuolo durante l’estrazione di idrocarburi

Terremoti nel sottosuolo durante l’estrazione di idrocarburi

Sismicità indotta: come funziona e come ridurre il rischio

Una nuova ricerca, sviluppata dai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra, ha permesso di migliorare le conoscenze sulla dinamica dei terremoti provocati dalla reimmissione di fluidi nel sottosuolo durante l’estrazione di idrocarburi. I risultati, fondamentali per lo sviluppo di azioni volte a ridurre i rischi della sismicità indotta, sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances.

La richiesta sempre più crescente di energia ha promosso dagli anni ’60 lo sviluppo di nuove tecniche di estrazione di idrocarburi con la necessità di reimmettere nel sottosuolo l’acqua di scarto del sistema.
Tale reimmissione di fluidi può innescare terremoti, definiti come “sismicità indotta” quando le acque di scarto vanno a generare sovrappressioni sulle faglie, fratture della crosta terrestre lungo le quali avviene lo scorrimento di due blocchi di roccia.

Il lavoro del team del Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza, in collaborazione con i ricercatori delle università di Nizza, Berkeley e del California Institute of Technology, ha riprodotto lo sviluppo di sovrappressioni di fluidi, sia su faglie di laboratorio, sia su una faglia ubicata a circa 300 m di profondità in un laboratorio naturale in Francia.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, ha consentito di analizzare i dettagli del movimento delle faglie durante lo sviluppo di sovrappressioni e fare luce sui meccanismi fisici finora poco chiari a causa dell’impossibilità di accedere direttamente alle zone dove si generano i terremoti (circa 1-6 km di profondità nella crosta terrestre).

I ricercatori hanno osservato che una lenta deformazione asismica lungo la faglia pressurizzata precede l’enucleazione della sismicità indotta. In particolare questa deformazione asismica crea una concentrazione di forze in corrispondenza dei bordi della faglia pressurizzata facilitando l’innesco di micro-terremoti.

“Lo sviluppo di tecnologie che possono monitorare in tempo reale questa deformazione asismica – afferma Cristiano Collettini del Dipartimento di Scienze della Terra – saranno fondamentali per indirizzare azioni volte a mitigare il rischio di sismicità indotta”.

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