Esempi di architettura industriale: il progetto Telwin

Telwin

La progettazione e la realizzazione degli edifici a carattere industriale troppo spesso risultano ancorate alla semplice risoluzione, più o meno superficiale, delle problematiche funzionali e produttive che stanno alla base della loro stessa esistenza.

Sempre più raramente, nel nostro Paese ma non solo, gli ambienti della produzione sono concepiti come degli elementi architettonici significativi e simbolici, in grado di restituire eloquentemente l’immagine della crescita di un universo imprenditoriale capace di proporsi come motore trainante della società. Sembrano definitivamente tramontati i tempi nei quali i manufatti che accoglievano il saper fare dell’uomo potevano diventare non solo l’emblema di una certa Ditta aziendale ma perfino il distintivo, il fiore all’occhiello di una intera città.

La futuristica Sezione Automobili Fiat al Lingotto di Torino, eseguita da Mattè Trucco nel 1928, o la possente Fabbrica per Turbine AEG, realizzata da Peter Beherens a Berlino nel 1909, sono solo alcuni degli esempi significativi in tal senso. Sia pure in contesti e tempi differenti, l’intervento progettuale effettuato a Villaverla (VI) dagli architetti Chilò, Calore e Girardin, con la supervisione degli architetti Afra e Tobia Scarpa, sottolinea il riuscito tentativo di riqualificare spazi ed ambiti destinati all’uso industriale, trasformandoli da semplici contenitori di funzioni ad architetture in grado di restituire una reale qualità ai luoghi del lavoro.

Il nuovo grande fabbricato, voluto dalla Ditta Telwin, diventa così l’occasione per affrontare e risolvere il problema relativo al miglioramento delle condizioni climatiche degli spazi produttivi, troppo spesso discriminati rispetto agli altri ambiti per quanto riguarda la problematica della climatizzazione controllata. Un approfondito studio sull’irraggiamento solare delle pareti verticali è stato svolto dai progettisti al fine di ricavare una serie di informazioni utili alla realizzazione di un elemento frangisole, capace di calmierare il surriscaldamento estivo delle grandi pareti verticali del manufatto architettonico.

L’attenta analisi delle variabili fisiche, geometriche e climatiche in gioco – posizione del sole, andamento delle stagioni e orientamento delle pareti dell’edificio – ha influenzato in maniera decisiva le scelte progettuali operate, orientandole verso lo studio approfondito di un sistema di rifrazione della luce, capace di ricreare situazioni microclimatiche favorevoli a costi realizzativi ragionevolmente contenuti.


Progetto Telwin
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Clic per la gallery. Credit:  Paolo Belvedere, Giustino Chemello, Franco Cogoli
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Progetto Telwin
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Progetto Telwin
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Progetto Telwin
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Progetto Telwin
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Sulle pareti dell’edificio rivolte a Sud e ad Ovest si è così resa corporea un’impalpabile struttura ombreggiante in lamiera d’acciaio inox stirato, con uno spessore ridotto ai due millimetri, sostenuta da un sistema di mensole, anch’esse in acciaio inox pressopiegato e inclinate di 12° rispetto la normale alle pareti. E’ un brise soleil scintillante, caratterizzato dalla presenza di cavi metallici in tensione che hanno permesso, da un lato l’irrigidimento completo del frangisole, dall’altro la sua smaterializzazione fisica ulteriormente evidenziata dai sottili spessori degli elementi impiegati.

La scelta dell’acciaio come materiale destinato alla realizzazione concreta dell’idea progettuale, si è dimostrata particolarmente felice in questo intervento architettonico. L’impiego di questo materiale ha infatti garantito la realizzazione di una struttura in grado di coniugare e fondere insieme gli aspetti di carattere tecnico realizzativo con quelli prettamente formali tipici della progettazione architettonica.

Una sinergia all’interno della quale assumono enorme valore le figure del progettista, inteso come figura competente nel seguire personalmente tutto l’iter che porta alla realizzazione dell’opera, e quella del fabbro – artigiano in grado di tramutare sapientemente l’idea teorica in realtà concreta. Non ci si deve stupire quindi se in questo intervento l’abilità e la sapienza dei progettisti, unita alle capacità del materiale impiegato di fornire risoluzioni di livello qualitativo molto elevato, siano state in grado di restituirci una realizzazione architettonica in grado di conciliare mirabilmente l’eterna dicotomia forma-funzione.

    CREDITI:

  • Progetto: Costruzione di un fabbricato ad uso industriale
  • Località: Villaverla ( VI )
  • Periodo realizzazione: 2002/ 2004
  • Committente: Telwin S.p.a. – Villaverla ( VI )
  • Progettisti: Chilò Diego, Calore Fabio, Girardin Roberto
  • Supervisori al progetto: Afra & Tobia Scarpa
  • Progettista Strutture metalliche: Gatto Pietro
  • Progettista Strutture in C.A.: Gastaldello Darik
  • Analisi Irraggiamento: Bascelli Italo
Informazioni su Manuele Elia Marano 5 Articoli
Manuele Elia Marano nasce ad Udine l’8 dicembre 1958. Laureato in Architettura segue per più anni, presso lo IUAV di Venezia, i corsi di fotografia tenuti dal fotografo Italo Zannier. Si è da sempre interessato al linguaggio fotografico, prima analogico ed in seguito digitale. Partendo dalla fotografia architettonica ha successivamente rivolto i suoi interessi anche al paesaggio ed alla figura umana.