Antonina Nocera, scrittrice e insegnante siciliana più spesso conosciuta come Antonella, dedica un testo di alto livello a due grandi scrittori che nel 2021 ricordiamo per i cento e duecento anni dalla nascita, Leonardo Sciascia e Fëdor Dostoevskij. Il breve saggio è pubblicato dalla casa editrice pavese Divergenze che, proprio con Metafisica del sottosuolo ha inaugurato la collana (ec)citazioni – articoli, spunti, trasformazioni della cultura, e propone un confronto tra le tematiche e lo stile di narrazione di due giganti della letteratura italiana e russa.
L’intento della ricerca, che corona dieci anni di approfondimenti, è ben definito e restringe il campo dell’analisi: stabilire quali affinità ci siano tra i due autori in rapporto alla letteratura di genere, quella del romanzo poliziesco, seppur entrambi diano dimostrazione, proprio per la loro natura di demolitori di certezze e indagatori dell’animo umano, che il genere deve essere uno strumento per raccontare l’atavica lotta tra il bene e il male, tra la coscienza del singolo per se stesso e quella per il senso del giusto, scevro dall’interesse individuale; infatti, come sostiene Antonella Nocera, uno degli aspetti che ha reso possibile il parallelismo tra i due è stato dismettere il concetto classico di giallo tradizionale per proporre l’evoluzione in giallo metafisico, così come lo aveva definito Pasolini, che non conduce alla verità bensì a una costante interrogazione sul male e sulla natura umana. Sciascia e Dostoevskij, dunque, utilizzano il genere giallo solo come ingresso nel sottosuolo dell’ampio terreno in cui spazia la visione metafisica, che ingloba dunque il punto di vista sociale, etico e filosofico.
La scrittura di Antonella Nocera è ricercata, precisa e curata, come si sovviene alla forma di saggio, ed è studiata in modo tale da mantenere la scorrevolezza del testo e incuriosire il lettore. Metafisica del sottosuolo è un ottimo spunto di riflessione per gli appassionati di uno o dell’altro scrittore e, al contempo, una suggestione intrigante per chi si voglia avvicinare, anche come prima lettura, allo scrittore siciliano o all’autore considerato, assieme a Lev Tolstoj, il più importante pensatore russo di tutti i tempi.
Intervista
Quando nasce la tua passione per Leonardo Sciascia?
La mia passione per Sciascia ha origini lontane nel tempo ma vicine nel cuore, se così si può dire. Al liceo ci fecero leggere Il giorno della civetta, ma è un autore che ho riscoperto nella maturità, quando ho potuto cogliere le immense sfumature dei romanzi, i riferimenti alla storia contemporanea, i giochi intelligenti della sua scrittura. Nei romanzi si respirano atmosfere che sono proprie della mia terra, ma c’è anche una Sicilia interiore, quella immaginaria come in Candido. Nel 2019 in occasione del trentennale della morte dello scrittore, celebrato presso la Fondazione Sciascia di Racalmuto, ho avuto l’occasione di recuperare e rileggere Il contesto un romanzo molto significativo del 1971 in cui Sciascia fa una parodia del giallo e al contempo una profonda riflessione sul Potere e sul Male.
Ad un certo punto la storia cominciò a muoversi in un paese del tutto immaginario; un paese dove non avevano più corso le idee, dove i princìpi ancora proclamati e conclamati venivano quotidianamente irrisi, dove le ideologie si riducevano in politica a pure denominazioni nel giuoco delle parti che il potere si assegnava, dove solo il potere per il potere contava. E si può anche pensare all’Italia, si può anche pensare alla Sicilia; ma nel senso del mio amico Guttuso quando dice: ‘anche se dipingo una mela, c’è la Sicilia.
da Il contesto
Quando nasce la tua passione per Fëdor Dostoevskij?
Nasce all’Università durante le lezioni di poetica e retorica del professore Lo Bue, grande conoscitore dell’opera di Dostoevskij. Ci consigliò di iniziare con Delitto e Castigo, per me fu un’esperienza scioccante, avevo letto soprattutto romanzi francesi, e quel mondo così “sanguigno” e viscerale mi aveva totalmente rapita. La storia di Raskol’nikov è congegnata in modo tale da avvolgere psicologicamente il lettore e da farlo sentire assediato dalle stesse domande e inquietudini che prova lo studente assassino. Poi ho continuato a leggere tutti i romanzi e ho deciso di dedicare i miei studi universitari e post-universitari allo scrittore russo. Oggi è diventata una passione totale, specialmente durante il 2021, anno in cui ricade il bicentenario della nascita, è diventato un appuntamento a tempo pieno con iniziative e seminari che sto curando.
[…] perché noi tutti siamo disabituati alla vita, tutti zoppichiamo, chi più, chi meno. Siamo persino a tal punto disabituati che sentiamo talvolta una sorta di ripugnanza per la “vita viva”, e per questo nemmeno possiamo sopportare quando ce la rammentato. Già, perché noi siamo giunti al punto che l’autentica “vita viva” ci manca poco la si consideri una fatica, quasi un lavoro, e siamo tra di noi d’accordo che sia meglio come è scritto nei libri.
da Memorie dal sottosuolo
Cosa lega, dal punto di vista della scrittura, questi due grandi autori?
Come ho scritto nel mio saggio, il filo che lega questi due grandi scrittori è la propensione all’indagine sull’uomo condotta a trecentosessanta gradi, non solo sul piano psicologico ma anche su quello metafisico, storico, esistenziale. E poi sono scrittori che sono incapaci di menzogna, incapaci di formule edulcorate e consolatorie. E poi, come solo i grandi sanno fare, sanno trascendere le regole, i generi e hanno creato capolavori di letteratura intorno a personaggi “semplici”, spesso tratti dalla cronaca, dalla storia.
Nei panni della ricercatrice, per quale ragione definiresti attuali la produzione di uno e dell’altro autore?
Per lo stesso motivo per cui i classici non finiscono mai di esistere. Sciascia è stato profetico in alcuni romanzi e ha delineato lo scenario politico che ancora in parte stiamo vivendo. A livello di scrittura ha innovato il giallo, lo ha epurato da tutte i pregiudizi che lo relegavano al rango di letteratura minore. I lasciti sul genere giallo e noir sono stati ereditati dagli scrittori contemporanei. Dostoevskij è immortale come diceva un personaggio de Il Maestro e Margherita di Bulgakov. Ha anticipato Freud, ha riflettuto su questioni morali e teologiche che ancora oggi vengono dibattute e ha vergato personaggi indimenticabili che sono “universali” perché vivono di verità anche scomode che sono proprie dell’uomo. Ha creato l’uomo del sottosuolo il prototipo dell’uomo moderno, a più dimensioni, polifonico.
Nei panni di scrittrice, ci racconti l’esperienza di entrare nella collana (ec)citazioni di Divergenze?
Ho avuto l’onore di inaugurare questa collana editoriale con Metafisica del sottosuolo – Biologia della verità fra Sciascia e Dostoevskij. È stata un’esperienza entusiasmante da tanti punti di vista: ho apprezzato sia la qualità del progetto editoriale, la cura, la dedizione e l’attenzione anche ai materiali e come valore aggiunto ho incontrato persone umanamente splendide.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho vari progetti di scrittura sia in ambito saggistico che narrativo, alcuni già avviati. Conto di potere recuperare un po’ di vita all’aperto per recuperare le energie e potere attingere dalla vita, primo motore di una scrittura autentica.