Il potere della parola: la bestemmia

Il potere della parola

Che cos’è la bestemmia?

La bestemmia è un’ingiuria contro Dio, diretta sia alla Divinità sia alle persone: in questo caso può utilizzare il nome di Dio stesso ma anche maledizioni tratte dal linguaggio comune.

Il termine deriva dal greco blasphemia composto dalla derivazione del verbo blattein che significa ingiuriare e da phame che significa reputazione. E’ una diffamazione che si inserisce nella categoria del turpiloquio.

La bestemmia contro Dio

Secondo gli studiosi cattolici la bestemmia è l’offesa contro la Divinità, è piena di malizia ed è un peccato. In quanto peccato, dicono, ne renderemo conto a Dio dopo la morte ma Lui potrebbe farla pagare durante la vita, ad es.con disgrazie e malattie: la bestemmia attira la sua maledizione.

Sempre nella visione cattolica, la bestemmia in sé è odio e disprezzo di Dio, indipendentemente dalle intenzioni di chi la pronuncia. Il primo bestemmiatore, deliberatamente intenzionato, è stato Satana con il suo atto di superbia contro Dio.

Chi bestemmia Dio fa esattamente il contrario del nostro dovere verso di Lui, dovere che invece consiste nell’adorazione e nel ringraziamento per tutto ciò che Egli ha creato. Non solo, chi bestemmia rivela un animo volgare e stupidità intellettuale e, puntualizzano, chi bestemmia solitamente ha imparato da altri, tanto da essere pensata dagli studiosi come una malattia contagiosa.

I cattolici sostengono che l’associazione di una parola, piena di odio e disprezzo, al nome di Dio, di Gesù, dello Spirito Santo, della Madonna, è la più grave bestemmia. Anche il pronunciare “Cristo!” con espressione aggressiva è bestemmia , perchè rinvia ad una maledizione contro la Divinità.

Sempre secondo la visione cattolica, dietro la bestemmia c’è sempre l’istigazione di Satana o quanto meno Satana se ne compiace altamente. Ma la bestemmia, aggiungono, è rivolta molto spesso anche contro i santi. Vale in questo caso quanto detto per Dio: oggetto è sempre il Divino.

Un aneddoto: mio nonno, gestore di un latifondo odiava la bestemmia. Fatalità, aveva un suo dipendente che bestemmiava tutti i santi. Gli ordinò quindi di non bestemmiare più altrimenti lo avrebbe licenziato. Il buon uomo impaurito obbedì. Un giorno lo chiamò per ricordargli di non aver svolto un compito che gli era stato affidato e quello, rammaricato, cominciò a dire mannaggia questo e mannaggia quest’altro, indicando con il dito di volta in volta un bottone della sua giacca.

Mio nonno allora gli chiese incuriosito: “Perchè ogni volta che dici mannaggia questo e quello tocchi con il dito un bottone della giacca?”. L’operaio candidamente rispose: “Padrone, voi mi avete proibito di bestemmiare e allora io ho dato il nome di un santo ad ogni bottone così non nomino nessuno e posso bestemmiare lo stesso.

La bestemmia contro gli uomini

Un esempio: “che te potessi rimangià l’ossa de l’antenati tua pe’ rabbia de fame” (possa tu mangiare e rimangiare le ossa dei tuoi antenati perchè divorato dalla fame). La bestemmia contro un proprio simile è una maledizione che viene rivolta a qualcuno perchè lo si odia, perchè presi da un momento di forte irritazione contro l’altro, per vendetta ecc.

E’ in questo caso che essa rivela il potere magico della parola, conosciuto già nell’antichità, perchè presuppone che essa possa influenzare maleficamente in qualche modo la persona cui è rivolta. L’esempio riportato rivela una forte carica aggressiva e la volontà di intervenire sulla vita altrui. Segno che la parola qui viene usata come strumento concreto di azione sull’altro.

Si pensi alla creazione del mondo: Dio lo creò pronunciando una parola…e il mondo fu. La forza della parola si rivela nel quotidiano quando usiamo parole negative e distruttive rivolte a qualcuno: l’effetto è immediato e demoralizza, sconforta e abbatte chi le riceve. Viceversa l’uso della parola positiva incoraggia, aiuta, conforta.

D’altra parte, la psicoterapia conosce bene gli effetti dell’uso adeguato della parola. S. Freud scriveva:

“È impossibile conoscere gli uomini senza conoscere la forza delle parole.”
E ancora: “In principio parole e magia erano una sola cosa, e perfino oggi le parole conservano molto del loro potere magico. Attraverso le parole ognuno di noi può dare a qualcun altro la massima felicità oppure portarlo alla totale disperazione; attraverso le parole l’oratore trascina il pubblico e ne determina giudizi e decisioni. Le parole suscitano emozioni e sono il mezzo con cui generalmente influenziamo i nostri simili”.

Il potere della parola viene anche riconosciuto dai teorici del linguaggio. N.Chomsky, linguista e analista americano, nella sua teoria della grammatica generativo-trasformazionale parla di struttura superficiale e struttura profonda della frase. La prima esprime ciò che diciamo utilizzando la grammatica mentre la seconda esprime ciò che accade realmente nella nostra esperienza. La parola è l’unico collegamento fra le due strutture. Una frase può essere studiata dal punto di vista di come esprime un pensiero o dal punto di vista della sua forma fisica, cioè dal punto di vista della interpretazione semantica o di quella fonetica.

E’ dunque presumibile che sia la struttura profonda ad avere potere “magico” in quanto esprime la nostra esperienza e in questo caso la volontà di agire sull’altro.

Conseguenze della bestemmia

La blasfemia è condannata da molti Stati europei. In Pakistan è addirittura prevista la pena di morte per chi bestemmia. Gli studiosi cattolici affermano che le conseguenze sono gravi, sia perchè si infangano il nome di Dio, della Madonna e dei Santi, sia per il singolo che attira su di sé il castigo di Dio.

Bestemmie mediterranee. P. Matveijevic nella sua opera “Breviario Mediterraneo” sostiene che le bestemmie mediterranee sono diverse da quelle del continente. I Turchi, i Greci, gli Slavi del Sud e altri bestemmiano usando il termine di un atto sessuale con un verbo copulativo, contro Dio Santi e la Madonna. In Spagna, Italia, Catalogna, Provenza e altre nazioni di religione cattolica vengono messi in relazione il nome di Dio , dei Santi e della Madonna con il nome di un animale, come cane, porco, scrofa, asino.

Bestemmie italiane. Viene diffusamente associate la parola porco che precede una parola comune (es: porca puttana) al nome di Dio, della Madonna o dei Santi. Ma si usano anche altri termini come boia, merda, bestia, cane. Nell’intercalare del dialetto veneto can è un classico ma sono usati anche termini come “mas-ciò”, “lazaròn” e “luamàro” (rispettivamente maiale, lazzarone e letamaio). Oppure spesso le bestemmie vengono mascherate con altri termini: ad es zio, Madosca, Maremma o con la coniazione di neologismi tipo “Marcoddio”, “Bioparco”, il veneto “Orcodì” – dove “dì” sta per “giorno”.

In conclusione

La bestemmia rappresenta certamente un atto di rabbia contro la Divinità e contro gli uomini. Nel secondo caso oltre ad esprimere aggressività dimostra una forte volontà di produrre un’azione malefica contro il destinatario. Si trasforma pertanto la parola in uno strumento di influenza sul comportamento del destinatario. E’ in questo caso che essa viene pensata come magia e come intervento misterioso ma fortemente efficace su qualcuno.

Il suo uso frequente e diffuso ci riporta alle origini del pensiero antico quando la parola veniva concepita non solo come indissolubile dal pensiero ma soprattutto come corpo contudente che agisce alla pari di una potente arma.

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Filippina Arena dopo la laurea in Lettere e Filosofia, si è dedicata all'insegnamento, per oltre 30 anni, in istituti superiori di secondo grado pubblici e privati. Ha ricoperto negli anni diverse cariche nella SFI (Società Filosofica Italiana) e nell'AIF (Associazione Italiana Formatori), ed è autrice di varie pubblicazioni. Impegnata nel coordinamento di progetti formativi per adulti e nella gestione di corsi di formazione e training, attualmente, munita di titolo specifico, è disponibile ad effettuare consulenze educative ad adolescenti e adulti. Per richieste è contattabile su Linkedin oppure all'indirizzo filippinaarena@gmail.com