POLY e le cuffie Snoopy

Curiosità sulla missione Apollo 11

Ognuno di noi è a conoscenza del fatto che il 21 luglio 1969 Neil Armstrong pronunciò la frase più famosa al mondo: “Questo è un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità”.

Quello che pochi di noi sanno, invece, è che senza l’utilizzo di una cuffia Plantronics MS50 questa frase non sarebbe stata udita da milioni di persone; ancora meno sanno che l’azienda POLY ha giocato un ruolo fondamentale nell’evento storico.

POLY è la società nata dall’unione di Plantronics e Polycom; Plantronics è stata l’ideatrice delle cuffie Plantronics MS50, più semplicemente dette cuffie Snoopy. Questo paio di cuffie è così chiamato perché lo “Snoopy Cap”, ovvero il tappo che incorpora il sistema di comunicazione (CAA) che gli astronauti indossano per quasi tutta la durata del volo, ricorda l’omonimo personaggio dei Peanuts.

La scelta della NASA è ricaduta su questo modello di cuffie, che rappresentavano la crème de la crème della tecnologia dell’epoca, perché utilizzavano microfoni dinamici capaci di eliminare ogni rischio di cortocircuito o scosse elettriche che sarebbero risultate estremamente pericolose in presenza di una quantità elevata di ossigeno.

Il team POLY e la NASA impiegarono solamente 11 giorni per creare un microfono funzionante che venne utilizzato in tutte le missioni Gemini, Apollo e Skylab.

Le cuffie di POLY non sono limitate solo a uso “spaziale”, perché l’azienda ha progettato e commercializzato per oltre 40 anni le sue Plantronics MS50 per aviazione e ora i suoi prodotti sono utilizzati in tutto il mondo. Paul Clark, Senior Vice President e Managing Director EMEA di POLY ha commentato: “Attraverso la nostra attenzione alla ricerca e sviluppo stiamo dando vita a tecnologie di comunicazione leader a livello mondiale che alimentano la connessione e la collaborazione umana”.

Senza le MS50 probabilmente sarebbe successo questo…

Come è stato precedentemente detto, lo Snoopy Cap rappresentava una parte delle tute spaziali indossate dagli astronauti. Una di queste, più dettagliatamente il simbolo della conquista dello spazio, la tuta di Neil Armstrong, nel 2015, è stata soggetto di una considerevole somma di denaro (ben 642.028 dollari) donato da 9.477 persone in favore della sua restaurazione in seguito a un appello lanciato sul sito di Kickstarter.

Un altro fatto interessante e di cui qualcuno potrebbe non essere a conoscenza è il motivo, quasi banale, per cui Neil Armstrong è stato scelto come comandante della missione Apollo 11: la sua personalità. Così dichiara Christopher Kraft, direttore delle operazioni di volo della NASA per le missioni Apollo, nella sua autobiografia in cui descrive Armstrong come un uomo tranquillo, calmo e di totale fiducia.

C’è però un’altra ipotesi che sostiene invece che Armstrong sia stato designato come capitano al posto di Buzz per un motivo ideologico: Armstrong si era unito alla missione come civile, non come militare, a differenza di Buzz, e la NASA non voleva che la missione risultasse una conquista dal punto di vista militare bensì del progresso.

Un’ultima curiosità è che al loro ritorno sulla terra gli astronauti sono stati trattati come “comuni” viaggiatori, difatti come accadeva alle persone che arrivavano agli Stati Uniti dall’estero, vennero messi in quarantena per circa tre settimane poiché nella casella che indicava la “possibilità di portare agenti infettivi suscettibili di causare un’epidemia” venne indicato “Da determinare”.

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