“Piuma“, il film italiano in concorso di Roan Johnson scritto da Ottavia Madeddu con la coppia di sceneggiatori Davide Lantieri e Carlotta Massimi.
“Almeno tu” di Francesca Michielin è stato scelto come brano principale della colonna sonora del film.
Il titolo deriva dal nome che decidono di dare i due protagonisti, poco più che adolescenti, alla loro bimba che sta per nascere perché, dice il futuro padre, si dovrà librare nell’aria leggera, appunto come una piuma…
Luigi Fedele impersona Ferro, un diciottenne che, insieme a Cate interpretata da Blu Yoshimi, aspettano la bimba che sta per nascere.
Tutto il film viene scandito, ogni trenta giorni, dai 9 mesi, in attesa del lieto evento, che tanto lieto non deve essere, quando Cate si scopre incinta per un figlio, non proprio voluto, con tutti problemi che provoca nelle rispettive famiglie. Queste vivono in condizioni così disagiate da decidere tristemente di dare in adozione la bambina che sta per nascere pur di assicurarle una vita migliore.
Mentre la famiglia si reca dall’avvocato per i documenti relativi all’adozione, uscendo fuori strada col furgone che la trasportava, cambieranno idea e il film termina con Cate che ha le doglie e i due ragazzi che respirano a pieni polmoni, quasi per aiutarsi in un parto comune, in una sala d’aspetto di una struttura sanitaria.
Merita un applauso Franco, il padre di Ferro, interpretato da Sergio Pierattini, anche per le risate che sa strappare al pubblico con le sue infinite battute. Egli cerca invano di vendere la casa per andare a vivere in Toscana, rischiando pure il divorzio, nell’ipotizzare perfino la divisione in due con il taglio a metà del domicilio tra i coniugi, esprimendosi con un linguaggio irascibile che ben si adatta al romano di borgata di quasi tutti gli altri personaggi.
Il film è un ritratto sociologico della vita di tre generazioni a confronto: gli studenti alle prese con problemi difficili da affrontare per la loro giovane età; i genitori che sembrano incapaci di aiutare i figli nelle loro scelte, e il nonno che, con il suo perbenismo, giudica malamente la condotta dei giovani.
Vale per tutti la felice battuta nel film: “dalla lotta di classe siamo passati alla lotta tra generazioni“…
A ben vedere i personaggi paiono usciti dai vezzi teatrali della Commedia dell’Arte: il padre di Cate, squattrinato, che gioca tutte le prodezze e gli stratagemmi “dell’Arlecchino”, il quale sembra tentare per quattro volte il suicidio, solamente per darla ad intendere, ma senza volerlo realmente. Il “Pantalone”, il padre di Ferro, mai contento, sempre brontolone. La “servetta” Stella, interpretata da Francesca Turrini, la fisioterapista che dovrebbe curare il nonno, ma che non disdegna massaggi “inguinali” e avance al futuro padre di Piuma, la quale ricorda, nelle sue esiliranti manifestazioni, le battute di Pedro Almodòvar in “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”.