
Il MUSME arricchisce la propria collezione e presenta al pubblico lo scheletro vivo di Achille Funi, il cartone preparatorio di parte dell’affresco della Sala della Medicina dell’Università di Padova a Palazzo del Bo. MUSME è l’acronimo di Museo di Storia della Medicina che nasce a Padova due anni fa grazie alla collaborazione della Fondazione Museo di Storia della Medicina e della Salute di Padova, costituita dalla Provincia di Padova, dall’Università degli Studi di Padova, dal Comune di Padova, dalla Regione del Veneto e dall’Azienda Ospedaliera e l’Azienda Unità Locale Socio Sanitaria n. 16.
La ricca collezione del Museo è stata visitata nel 2016 da oltre 50.000 persone a testimonianza del legame tra il Museo e il patrimonio artistico patavino e l’inserimento della nuova opera ne rinforza il valore. L’edificio dove oggi è ospitato il MUSME, fu il primo ospedale cittadino, costruito nel 1414 per volontà dei coniugi Sibilia de’ Cetto e Baldo Bonafari e attivo fino al 1798, quando fu inaugurato l’Ospedale Giustinianeo. Nella seconda metà del Cinquecento fu in questi locali che, per la prima volta in assoluto, gli studenti di Medicina iniziarono a imparare la pratica clinica direttamente al letto dei malati, gettando le basi del moderno approccio didattico in Medicina.
L’autore dell’opera
Achille Funi (Ferrara, 1890 – Appiano Gentil, 1972) studiò all’Accademia di Brera a Milano dal 1906 al 1910 e in quel periodo strinse rapporti di amicizia con Carrà, Dudreville, Chiattone e Sant’Elia, avvicinandosi al linguaggio futurista, pur conservando un gusto marcatamente plastico individuabile in opere come Uomo che scende dal tram (1913-14). Nel 1922, insieme a Bucci, Dudreville, Malerba, Marussig, Oppi e Sironi, fondò il Gruppo Novecento, sostenuto da Margherita Sarfatti e dal gallerista Lino Pesaro; fin dai primi anni Trenta Funi si dedicò alla pittura ad affresco, impegnandosi in cicli decorativi per sedi pubbliche e religiose, (Sala della Consulta del Palazzo Comunale di Ferrara, 1937; Santuario dei Padri Paolotti, Rimini).

Il lavoro preparatorio di Funi è stato recentemente restaurato dai laboratori dei Musei Civici Eremitani e viene collocato nelle sale del MUSME per evidenziare il profondo legame tra il Museo e l’Università di Padova. Questa scelta mette ancora una volta in rilievo il connubio tra la divulgazione scientifica e la storia della tradizione culturale e artistica della città. Come osserva il prof. Milanesi, Presidente del Comitato Scientifico del Museo, «Il MUSME non ci sarebbe se non ci fosse la straordinaria tradizione della Scuola Medica che ha contribuito a rendere grande l’Universitas Patavina nei secoli, dando un contributo fondamentale alla nascita delle medicina moderna nel Cinquecento, e poi fino alla fine del Settecento, con giganti della anatomia e della clinica quali Vesalio e Morgagni. Senza questa tradizione la stessa scienza galileiana della natura, ed i suoi eccezionali sviluppi, avrebbero forse avuto maggiori difficoltà ad affermarsi ed a svilupparsi in Italia ed in Europa. Di questo percorso il MUSME tocca le tappe più significative, con un avvincente itinerario».
Il cartone di Funi rappresenta a grandezza naturale lo scheletro umano, figura centrale della decorazione parietale della Sala della Medicina, affrescata dal pittore ferrarese negli anni Trenta per volere dell’allora rettore Carlo Anti, che ambiva a fare dell’Università di Padova un Museo d’Arte Moderna. Nell’ampio affresco del Palazzo del Bo, che originariamente avrebbe dovuto rappresentare un’effige di Giovanni Battista Morgagni, lo scheletro viene ritratto in posizione plastica e “viva”, caratteristico dello stile di Funi, accanto a quattro grandi figure maschili, che esibiscono le anatomie di corpi perfetti, intervallati da due sculture classiche, la Venere capitolina e un Nudo maschile prassitelico, senza testa e braccia. Con valore di cesura spaziale, ma anche con un forte significato allegorico, lo scheletro si staglia al centro della composizione con una sorta di “vitalità”, dotato apparentemente di vista, movimento ed espressività.
Con l’esposizione del cartone preparatorio, il MUSME offre un’inedita chiave di lettura della collezione di reperti scientifici e medici attraverso altri preziosi ma meno noti oggetti di cultura e d’arte in un percorso che si articola in 6 sale principali, un teatro anatomico di “nuova generazione” e 8 spazi espositivi tematici dedicati ognuno ad un organo/apparato. «Accanto alla soddisfazione per il collocamento di questa nuova opera, – sottolinea il Presidente della Fondazione MUSME, Francesco Peghin – il valore aggiunto di questo innovativo Museo viene riconosciuto dal premio SMAU 2017 per il miglior allestimento museale. Un valore sancito ogni giorno dal continuo flusso di visitatori provenienti da tutta Italia, che ci ha portato a salire al primo posto su Trip Advisor nella classifica dei musei più visitati di una città ricca di cultura come Padova e ad essere segnalati quale unico museo italiano nella lista dedicata ai musei “Kids Friendly” di Sky Scanner».
Il MUSME
Quest’anno il Museo ha vinto il Premio SMAU di Milano per l’innovazione nella divulgazione scientifica, poiché l’allestimento museale consente, grazie alla tecnologia Cell, di fare una esperienza di apprendimento attraverso la realizzazione di un setting virtuale di simulazione. I visitatori vivono, infatti, un’esperienza attiva e interattiva, diventando fruitori di contenuti di alto valore scientifico, resi accessibili a un pubblico ampio e non limitato agli addetti ai lavori. Nelle sale del MUSME è possibile sfogliare antichissimi volumi su un grande tavolo touch, vedere riflessi su uno specchio magico i propri organi, ossa e muscoli, auscultare cuore e polmoni, analizzare al microscopio gli agenti patogeni causa delle principali malattie, osservare la sagoma dell’enorme Uomo Vesaliano, collocata sul “Tavolo settorio”: un uomo di otto metri su cui, grazie proiezioni mappate, é possibile assistere ad innovative lezioni di anatomia.

Nell’affascinante itinerario all’interno dei progressi della storia della medicina si parte dal ritratto di Andrea Vesalio, autore nel 1543 del De humani corporis fabrica, fino all’atlante illustrato del corpo umano, nel quale l’anatomia diventa per la prima volta un’attività osservativa sistematica e verificabile attraverso le illustrazioni. Dalle illustrazioni di Vesalio alle ottocentesche tavole anatomiche pop up del medico-architetto Gustave Witkowski la riproduzione del corpo umano a fini didattici diviene un viaggio nella storia della tradizione medica e culturale: utilizzati per l’insegnamento dell’anatomia, gli antichi pop up sono illustrazioni contenute in diversi atlanti, ritagliate in modo tale da assumere forma tridimensionale quando le pagine del libro vengono sfogliate; gli atlanti risultano in tal senso “scomponibili” con diversi organi e sistemi umani, magnificamente rappresentati.

Il Museo offre la possibilità di vedere libri cartacei e digitali che illustrano i progressi scientifici attraverso vere e proprie opere d’arte, ed espone anche reperti reali e unici, come i crani frenologici, oggetti di studio ritenuti un tempo utili per dedurre la personalità e le caratteristiche psicologiche di un individuo. Infatti, secondo la frenologia, nella struttura del cranio è racchiusa la personalità dell’essere umano; questa teoria fu fondata nell’Ottocento da Franz Joseph Gall e ripresa da Filippo Lussana, professore di Fisiologia all’Università di Padova dal 1866 al 1889, e, sebbene priva di un fondamento scientifico, è stata considerata precorritrice della neuropsicologia e delle neuroscienze cognitive, tanto da influenzare, com’è noto, uno dei padri dell’antropologia criminale, Cesare Lombroso.
Al Museo della Storia della Medicina insieme ai crani frenologici sono esposte anche altre parti del corpo, come mani e piedi, ossia i reperti anatomici tannizzati, di Lodovico Brunetti (1813-1899), fautore del Museo di Anatomia Patologica di Padova e iniziatore di una nuova metodica di conservazione dei corpi: la tannizzazione, consistente nell’iniettare nelle arterie acqua per lavare il letto vascolare, etere solforico per rimuovere i lipidi, una soluzione di acido tannico per tannizzare, aria compressa asciutta e calda per prosciugare i tessuti. Dalle membra si passa poi alle iperrealistiche cere anatomiche. Già nel ‘600 la cera permette, infatti, di riprodurre i primi organi, perfette repliche di quelli reali. Il grande lavoro dei modellatori oggi è sostituito dalle immagini a tre dimensioni che si ottengono da ecografie, risonanza magnetica e TAC.

Il percorso espositivo prosegue poi con un’importante sezione riservata al primo trapianto di cuore eseguito in Italia, a Padova, il 14 novembre 1985 dall’equipe del professor Vincenzo Gallucci. Al MUSME si trova il cuore di Ilario Lazzari, ossia il modello espiantato e rigenerato del primo cuore artificiale impiantato in Italia. Il dispositivo TAH (Total Artificial Heart) da 70 cc ha un peso paragonabile a quello del cuore biologico di un maschio adulto (300 g) e sostituisce definitivamente il cuore biologico malato, evitando la ricerca di un donatore.
Info utili
La sede è in Via San Francesco, 94 a Padova.
Orari di apertura: dal martedì al venerdì, 14.30-19.00 (ultimo ingresso 18.15) mentre la mattina aperto solo su prenotazione; sabato, domenica e festività dalle 9.30 alle 19.00 (ultimo ingresso 18.15)