La 78esima Mostra del Cinema di Venezia apre con con Madres Paralelas, di Pedro Almodovar, in visione al cinema a partire dal 28 ottobre.
Non apprestavi a vedere l’umorismo e l’ironia del famoso film del regista donne sull’orlo di una crisi di nervi: qui siamo nel melodramma.
Dopo 10 settimane di riprese, il film ci racconta una storia, tutta al femminile, ambientata a Madrid nel 2016, dove si accentua il dramma psicologico vissuto da due madri nubili nei rapporti con la nascita delle loro bambine avvenuto lo stesso identico giorno.
Tanto è girato negli interni, che potrebbe essere tranquillamente concepito per una visione a teatro.
La vicenda prende l’avvio da uno scambio di due neonati, nella sala di osservazione di un ospedale.
Se da un lato viene manifestato subito, appena vista dal padre – sposato con un’altra donna – il dubbio che la bimba non sia sua, tanto da far arrabbiare chi si crede la madre la quale indispettita sembra lasciarlo, dall’altro, l’esame biologico mette in evidenza la tremenda realtà del fatto che la figlia non sia realmente sua.
Penelope Cruz, che interpreta magistralmente la figura di Janis alle soglie dei quarant’anni, vive il dramma di dichiarare che la bambina che tiene in casa in realtà sia la figlia di Ana (Milena Smit). Dopo poco tempo la stessa Ana racconta a Jenis che sua figlia è morta nella culla accentuando ancora di più l’angoscia.
Pur di tenere con sé la bambina non sua, Janis propone ad Ana di fare la domestica e la baby sitter finendo insieme anche nel fare all’amore.
Ma quando la stessa Jenis riuscirà, con grande trepidazione, e dolore, a svelare che la figlia non sia sua ma di Ana, questa se ne andrà da casa lasciando Jenis nel vuoto più totale della sua esistenza.
Si rifarà più tardi ritrovando l’antropologo, padre di sua figlia, nell’aiutarla a riesumare i cadaveri dei suoi famigliari uccisi, sepolti e dimenticati durante la guerra Civile spagnola.
In tutto ciò si innesca la memoria storica negata per molti anni alla caduta del franchismo, approvata alla fine del 2007 dal Governo Zapatero per restituire a un popolo i suoi morti.
Un popolo che chiede di riconoscerli e di piangerli. Un’esigenza sollecitata nel film dal personaggio di Penélope Cruz, spinta dall’urgenza di restituire una degna sepoltura al suo bisnonno.
Almodovar ci fa pensare che il paese abbia un dovere morale con le famiglie degli uomini del suo paese, che sono stati interrati. gettati tutti in una fossa comune all’inizio della guerra civile spagnola.
Sul finale del film, Jenis riuscirà a far riesumare con l’aiuto del padre della sua bimba morta, attraverso il quale troverà una nuova ragione di vita.
Così si esprime Penelope Cruz: “”Pedro Almodovar è la ragione per cui ho iniziato a fare l’attrice. A 16 anni sono uscita dal cinema, dopo aver visto Legami, dicendo ‘farò casting e voglio diventare attrice con la speranza di lavorare con lui.
Due anni dopo mi ha chiamato dicendomi che avrebbe scritto un personaggio per me nel suo prossimo film.
Il regista così si esprime: “Stavolta mi sono concentrato sulle madri imperfette, più autentiche, come mia madre e le donne che mi hanno tirato su da piccolo, come le vicine di casa.
Per quanto riguarda la parte politica, non penso alla reazione della destra estremista che comunque reagisce a tutto in modo delirante, dove ci si comporta in modo volgare e ad un livello bassissimo. Quando un ex presidente del governo del partito popolare si vanta di non aver devoluto un euro alla memoria storia allora non si può che considerarlo un insulto”…
”Penélope è la prima destinataria dei miei film e se c’è un ruolo per una donna della sua età, e con le sue qualità, lei resta la prima a cui lo propongo. Sono esigente e lei mi dà tutto quello che le chiedo; non è solo straordinariamente fotogenica ma anche una persona che ha una fiducia cieca in me. Avere qualcuno con così tanta esperienza e dedizione resta un grande vantaggio…”