Il secondo film della mostra, L’ordine del tempo, di Liliana Cavani, ha fatto seguito alla premiazione alla carriera della regista 89enne, inaugurando la Mostra, con i film fuori concorso.
L’ordine del tempo è tratto da un romanzo pubblicato da Adelphi nel 2017, scritto dallo scienziato Carlo Rovelli, nel cast figurano attori di sicuro richiamo come: Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Ksenia Rappoport, Richard Sammel, Valentina Cervi, Fabrizio Rongione, Francesca Inaudi, Angeliqa Devi e Mariana Tamayo, con la partecipazione di Angela Molina.
Nel film, ambientato in una bella villa sul mare, dove si trovano alcuni amici nell’occasione di un compleanno, nell’atmosfera di convivialità e felice spensieratezza, si insinua l’inquietudine e l’ansia del timore di una fine del mondo. Accade quando il fisico, impersonato da Edoardo Leo, e l’insegnante di scienze, interpretata da Valentina Cervi, lasciano intendere che un asteroide, da lì a poche ore, potrebbe colpire la terra distruggendo ogni cosa.
La metafora sembra essere sulla nostra stessa vita: la regista sembra chiedersi: “ Cosa accadrebbe, come ci comporteremmo se si scoprisse che in poco tempo, da lì a poco, moriremo?”.
I dialoghi tra i protagonisti, da semplici storie piacevoli di tutti i giorni, diventano presto un esame sulla propria vita e sulla sincerità delle scelte effettuate: l’amore lesbico, che non ha potuto aver seguito, riparato in un matrimonio tra l’avvocato (Claudia Gerini) e il medico (Alessandro Gassmann), il quale confessa i suoi tradimenti; un matrimonio di comodo e disamore tra due protagonisti che finiranno per lasciarsi, nell’incombenza della presunta tragedia, nella disperazione del marito che abbandona la casa e nell’abbraccio della moglie con il vecchio amante impersonato da Edoardo Leo.
Tra tutti aleggia il desiderio di non pensare alla gravità della situazione, di evadere con la mente, magari andando alla ricerca degli spinelli dei figli…
Ma quando viene posta a tutti la domanda su cosa fare mentre il tempo può finire per sempre – da qui la pregnanza del titolo: l’ordine del tempo – la voce suadente, avvolgente di Leonard Cohen che intona Dance me to End of Love, ci accompagna in questo girotondo in cui le coppie sembrano inebriarsi distogliendosi dalla fine che incombe.
È un film su di noi, sulle nostre speranze, sul nostro avvenire, sulle scelte sbagliate della nostra vita e sulla sincerità nel rapportarci con noi stessi e con gli altri.