Intelligenza artificiale per migliorare l’invecchiamento attivo
Quasi quattro milioni di finanziamento per realizzare un progetto ambizioso: mettere a punto supporti tecnologici per sostenere l’invecchiamento attivo della popolazione. È il budget complessivo di “Coadapt”, il progetto internazionale finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon 2020, in cui l’Università di Trento partecipa da protagonista. Una buona parte del finanziamento (circa 700mila euro) saranno destinati al gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione (DISI) per lo sviluppo di sistemi automatizzati di controllo e gestione personale.
Piccoli supporti da indossare, come bracciali, orologi o fasce aiuteranno le persone anziane, malate o a ridotta mobilità a svolgere le proprie attività quotidiane in tutta sicurezza. Ma anche lavoratori in età matura impegnati in lavori di tipo intellettuale che, attraverso l’intelligenza artificiale, potranno contare su un supporto da remoto per affrontare varie difficoltà in ambito professionale (ad esempio legate alla rapida digitalizzazione o allo stress).
L’Università di Trento è stata scelta per ospitare in questi giorni il kick off meeting, la riunione che dà ufficialmente il via al progetto internazionale. La rete italo-belga-finlandese include per la Finlandia l’Università di Helsinki (coordinatrice), l’Università di Aalto, il Finnish Institute of Occupational Health (FIOH) e l’azienda Etsimo Healthcare Ltd; per il Belgio l’azienda Innovation Sprint Sprl, per l’Italia le università di Trento e di Padova e le aziende Idego S.r.l, BNP S.r.l. ed Electrolux Italia spa.
Obiettivo è la progettazione, l’addestramento e la valutazione di sistemi di intelligenza artificiale per supportare medici, pazienti e persone che svolgono mansioni di assistenza nella gestione del cambiamento, applicato alla salute personale.
«Questo sistema integrato permetterà al medico di mettere a punto terapie personalizzate o elaborare raccomandazioni sulla base dei dati specifici raccolti su vari fronti» spiega il professor Giuseppe Riccardi, coordinatore del gruppo di ricerca del DISI. «I dispositivi (personal healthcare agents) saranno in grado di decodificare l’ambiente circostante, interpretare il comportamento sociale della persona e, allo stesso tempo, rilevare i dati di funzionamento dei principali organi nel corpo dell’individuo. Ad esempio, sanno ascoltare una voce, leggere un testo, interpretare uno stato d’animo, un significato, un’emozione di base ma anche uno stato emotivo complesso.
I dati vengono raccolti tramite collegamento wifi e bluetooth con i vari dispositivi, muniti di sensori di prossimità e di illuminazione e per rilevare le pulsazioni, gps per la posizione, microfono, touch screen, foto e videocamera. Sensori che abbiamo definito “fisiologici” perché ci aiutano a descrivere a tutto tondo il soggetto e la situazione. Tutti questi dati, raccolti in tempo reale, saranno interpretati, rielaborati e messi a disposizione dell’operatore (caregiver) che si prende cura della persona anziana».