iCartonauti: giochiamo con le parole?

iCartonauti a CartaCarbone festival letterario di Treviso

Giocare è comunicare. Che sia un gioco individuale o di squadra, che sia un role play o un gioco di società, questa attività ludica comporta lo sviluppo di relazioni con l’altro. Lo mette in evidenza, in modo alquanto originale e curioso, il nuovo gioco da tavolo iCartonauti “viaggio alla scoperta della scrittura” che viene presentato in esclusiva nella sua città natale, Treviso, durante CartaCarbone festival letterario. Si tratta di un gioco letterario collaborativo in cui si scrive un racconto dall’inizio alla fine, scoprendo il potere creativo della parola. Le relazioni che si creeranno tra i partecipanti metteranno ancor più in luce la compartecipazione tra professionalità, competenze e realtà culturali radicate nel territorio.

A renderlo unico nel suo genere contribuisce la partecipazione al progetto di oltre 40 illustratori, italiani e stranieri, della Scuola Internazionale di Illustrazione di Sarmede: 84 illustrazioni sono state selezionate per animare le carte da gioco, per essere fonte di ispirazione per i giocatori che grazie all’evocazione narrativa di disegni e parole, daranno vita a racconti inaspettati.

Abbiamo incontrato gli ideatori de iCartonauti: Ingrid Ingrassia, Laura Castenetto e Marcello Balbo.

Come e quando nasce l’idea di questo gioco?

Laura: Come è nato il gioco è di per sé una sorta di racconto breve. Immagina un libro piccolo, un po’ sciupato, uno di quei libri che non sembrano avere nessun potere di attrazione su uno scaffale, che prendi in mano e leggi un po’ per noia o per bisogno di una fugace compagnia letteraria. Poi cominci a sfogliarlo, e mano a mano che procedi nella lettura il ritmo accelera, finché cominci a pensare che mancano troppe poche pagine prima della fine del libro: come potrà, l’autore, tirare le fila della storia in così poco spazio e dare al suo lavoro un finale degno delle emozioni che hanno accompagnato il lettore fino a quel punto?
Ingrid: Ecco più o meno è quello che è successo a noi: abbiamo cominciato a incontrarci perché ci “prudeva il cervello”, avevamo bisogno di alimentare la nostra fame creativa.
Laura: Volevo lanciarmi in un nuovo progetto, ma senza ansie da prestazione.

Marcello: Mangiavamo un boccone insieme, chiacchierando; poi le idee hanno cominciato a essere tante e a condensarsi in un progetto concreto.
Ingrid: Sì, abbiamo cominciato a correre, in un vortice produttivo pieno di aspettative, e ora siamo giunto a un passo dall’ultima pagina, per un finale degno del lavoro fatto fin qui.

Perché è stato pensato subito per CartaCarbone festival?

Ingrid: La colpa è di Bruna Graziani, così appassionata al progetto del Festival che ti trasmette il suo entusiasmo! Ha approfittato della mia incapacità di rifiutare una sfida creativa.
Laura: E Ingrid hai approfittato della mia incapacità di dire di no alle cose che mi stuzzicano e che non so come vanno a finire.
Ingrid: Scherzi a parte, in effetti Bruna mi ha parlato della sua idea di creare per CartaCarbone qualcosa di assolutamente originale in linea con lo spirito del Festival. Non un semplice gadget ma un vero progetto creativo a tema letterario. Qualcosa che coniugasse il gioco con il piacere del racconto e della scrittura.
Marcello: Una cosa da nulla! Ovviamente sapeva di non gettare a vuoto la sua proposta.
Ingrid: Così, assecondando la complementarietà degli interessi ed obiettivi culturali, abbiamo preso molto sul serio la sfida che ci ha posto il festival. Mi sono subito venuti in mente Marcello e Laura come compagni di avventura perché sapevo che ci saremmo divertiti e che non avrebbero potuto rifiutare!

Quanto è stato difficile realizzarlo?

Marcello: In realtà non ce ne siamo resi conto da subito. Mettiamola così: la consapevolezza non era tra le nostre priorità. Abbiamo cominciato per divertimento, non sapevamo chi o come l’avrebbe realizzato. A noi interessava pensarlo e dare sfogo al nostro spirito ludico.
Ingrid: A dimostrazione del fatto che non tutti i grandi progetti nascono da un’attenta pianificazione e che l’incoscienza e la passione condivisa, accompagnata prima da un boccone e poi da qualche notevole cenetta, sono terreno fertile per la creatività!
Laura: Poi però la ‘creatura’ ha cominciato a crescere e ad avere delle necessità di autodeterminazione! Voleva venire alla luce. E assumeva una forma troppo promettente per non meritarselo. Ci siamo resi conto che c’era ancora un mucchio di cose da fare e così poco tempo, proprio come le famose ‘ultime pagine del libro’ di cui si parlava un attimo fa. Avevamo bisogno di un aiuto, anzi di almeno una quarantina di aiuti, perché le carte illustrate che avevamo già immaginato erano 84. Senza contare tutto il resto: plancia, scatole e altro.
Marcello: Dopo un inizio davvero promettente perché avevamo degli ottimi contatti per la realizzazione delle carte, il progetto ha rischiato di arenarsi sul più bello a causa della valutazione dei costi. È quindi iniziata la fase di ricerca dei partner e, per fortuna, abbiamo trovato persone e aziende che si sono da subito appassionate al progetto e in qualche modo hanno condiviso il nostro desiderio di realizzarlo. È grazie a loro e al Festival, che ha supportato il progetto nonostante il lungo percorso e i non pochi ostacoli, che possiamo presentare un gioco originale in una veste degna di tutto il lavoro che è stato fatto.
Ingrid: Sì, c’è da dire che le nostre competenze ci hanno aiutato perché la grafica è il mio lavoro da oltre 10 anni, ma soprattutto la mia passione. Laura è architetto e con la grafica se la cava bene e poi è appassionata di illustrazioni, mentre i siti internet sono il pane quotidiano di Marcello, quindi possiamo dire che c’è una buona dose di autoproduzione tra gli ingredienti del gioco. Ma l’ingrediente principale è l’amore per il gioco in sè e le sfide creative!

Come e con chi è stato testato?

Marcello: Avevo dei contatti con il circolo di giochi da tavolo Overlord che frequentavo ai tempi dell’Università a Padova. Li abbiamo contattati e poi siamo andati in missione, armati del prototipo e delle regole, decisi a lasciare ai giocatori il piacere di confrontarsi in solitaria con il gioco.
Ingrid: Poi abbiamo contattato il circolo dei Carri Disarmati di Montebelluna e i Goblin di Silea che ci hanno ospitato nelle loro sedi e ci hanno messo a disposizione dei giocatori disposti a testare un gioco un po’ alternativo in cui si inventa molto e si scrive anche parecchio.
Laura: I nostri alpha tester hanno preso molto sul serio il loro ruolo. Abbiamo ricevuto critiche, assolutamente costruttive e ragionevoli, che ci hanno aiutato nella messa a punto delle regole. Abbiamo ricevuto conferme sull’originalità del gioco che ci hanno fatto capire che eravamo sulla strada giusta.

Come è nata la collaborazione con la Scuola Internazionale di Sarmede?

Laura: Abbiamo già detto che il gioco prevede ben 84 carte illustrate. È vero che io sono appassionata di illustrazioni ma non avrei mai potuto realizzarle tutte, più di tutto però ci siamo resi contro che avevamo bisogno di illustrazioni diverse e quindi la ricerca di tante mani era quello che ci avrebbero garantito il risultato migliore. Il vantaggio è stato che, nel corso degli anni, avevo frequentato diversi corsi a Sarmede e sapevo che la Scuola aveva tutte le potenzialità per far decollare il nostro lavoro, così abbiamo pensato di contattarli e non siamo rimasti delusi! Leo Pizzol, il Presidente della Fondazione Štěpán Zavřel che coordina tutte le attività della Scuola di Sarmede si è speso molto per il nostro progetto. Ci ha aperto le porte dell’Archivio e ci ha permesso di contattare gli illustratori.
Marcello: Abbiamo davvero avuto un’entusiastica adesione al progetto tanto che abbiamo dovuto organizzare un sito per raccogliere tutte le immagini che ci sono state inviate. Va detto che gli illustratori non hanno ricevuto alcun compenso per il loro contributo, segno che hanno sposato il nostro progetto e hanno creduto che valesse la pena vederlo realizzato.
Ingrid: È stato difficile selezionarle, purtroppo non tutte si prestavano all’impaginazione sulle carte da gioco 7×10 cm che avevamo previsto, ma abbiamo fatto i test utilizzando le illustrazioni scelte e devo dire che sono state davvero un’ottima fonte di ispirazione per i tester iniziali. Infatti tutti i disegni si prestano a molte interpretazioni, fanno leva sull’immaginazione dei giocatori e quindi sono perfette per il nostro gioco.

Perché oltre al gioco la mostra?

Ingrid: La Mostra a Ca’ dei Ricchi è una sorta di tributo agli illustratori che ci hanno accompagnato in questa avventura, dimostrando entusiasmo e disponibilità a donare una parte di sé, delle loro fantasie e delle loro passioni per far crescere “iCartonauti”. Le carte da gioco, seppur più grandi della media, sono troppo piccole per rendere piena giustizia al loro lavoro, così abbiamo pensato che una Mostra fosse l’ideale per poterle apprezzare meglio.

Laura: Troviamo che le illustrazioni siano una splendida cornice per il gioco e che il gioco sia una splendida quanto inusuale cornice per le illustrazioni. La mostra è anche un’opportunità per vederle meglio e perché no, incuriosire chi le vedrà in mostra a scoprire come siamo riusciti a valorizzarle in un progetto in cui immagini, scrittura e fantasia si condensano in un gioco da tavolo. È una bella sfida e speriamo di aver centrato l’obiettivo.

È un gioco individuale o di gruppo?

Marcello: Si tratta di un gioco collaborativo: il vantaggio è che si perde o si vince tutti insieme, senza giocare uno contro l’altro ma tutti contro un ostacolo comune. Il numero dei giocatori previsti va da 3 a 6. Durante la partita i giocatori concorrono alla creazione di un racconto che sarà al contempo personale e collettivo, parlerà di ognuno con il contributo di tutti. È strutturato per fasi che garantiscono una coerente successione narrativa.

Qual è lo scopo del gioco?

Marcello: Raccontare una storia dall’inizio alla fine superando la momentanea carenza di immaginazione, il blocco dello scrittore e i vari ostacoli della scrittura. All’inizio non sembra un obiettivo facile, ma la struttura narrativa aiuta i giocatori a mantenere una certa coerenza e ad affezionarsi al loro racconto.

Laura: L’altro obiettivo è far emergere la nostra fantasia, l’abilità di associare le immagini alle parole, stimolare la nostra “voglia di scrivere e di raccontare” di noi stessi o di qualcuno. È qualcosa di innato, che abbiamo dentro di noi. Testando il gioco nelle fasi iniziali, tra noi tre ci siamo resi conto che dopo un po’ liberare l’immaginazione, scrivendo di getto, diventa più facile. Come abbiamo scritto nelle regole, non è importante essere una schiappa o la reincarnazione di Dostoevskij, l’importante è scrivere.
Ingrid: Ad un tratto sembra che sia il racconto a voler emergere. Quello che facciamo è soltanto dargli una voce, chiamarlo alla realtà. Certe storie aspettano solo di essere raccontate, galleggiano nell’aria e noi le dobbiamo cogliere.

A chi si rivolge questo gioco?

Ingrid: Potenzialmente è per tutti quelli che sono attratti dal potere della scrittura. Quello che ci ha fatto indicare i 14 anni come età indicativa minima per giocare è la presenza di regole grammaticali o figure retoriche, che non sono immediatamente comprensibili a tutti anche se ciascuna carta riporta un esempio esplicativo per ciascuna regola che ne facilita la comprensione.
Laura: Sì, diciamo che “sineddoche” non sembra un termine molto accessibile ma in realtà è una figura retorica che usiamo comunemente, senza che ce ne accorgiamo, ad esempio “bere un bicchiere” al posto di “bere del vino”. Diciamo che l’aspetto competitivo del gioco sta nell’affrontare insieme sia il famigerato “blocco dello scrittore” sia questi termini spesso oscuri ma che fanno della nostra una lingua ricca e vibrante.

Ingrid: Parlando con un insegnante che si è interessata al nostro progetto abbiamo scoperto che in realtà si può parlare delle figure retoriche anche alle elementari, solo che non vengono necessariamente chiamate con il loro nome.

Ci sono altri eventi di presentazione dopo CartaCarbone?

Laura: Abbiamo tanti progetti, il festival sarà solo l’inizio del viaggio de iCartonauti, la tappa più immediata è la Mostra internazionale di illustrazione a Sarmede che inizierà la prossima settimana. Si tratta quasi di un gemellaggio! Sarmede è nostra ospite al festival CartaCarbone e noi andremo a trovarli nel Paese di fiaba. Le prossime tappe sono le fiere del Gioco e dei Libri, per la natura “ibrida” dei Cartonauti che coniuga l’aspetto letterario e quello ludico, quindi saremo a Bologna alla Fiera del Libro illustrato, e poi a Torino, a Pordenone, a Lucca…
Marcello: Verrà presentato anche nelle librerie che ci hanno dato la loro disponibilità. E poi non dimentichiamo le scuole. Molti insegnanti si stanno affezionando al progetto perché ne hanno intravisto le potenzialità, quindi noi ci siamo resi disponibili in tal senso. Su suggerimento di un insegnante vogliamo attivare anche delle Masterclass per insegnare a giocare: una sorta di formazione per chi vuole diffondere il progetto.

Ingrid: Insomma, continuate a seguirci sulla nostra pagina Facebook perché il viaggio continua!

Informazioni su Chiara Stival 115 Articoli
Chiara Stival è curatrice dei canali arte e cultura per Italiandirectory e copywriter per i contenuti web e social media di alcuni clienti del magazine. Promotrice di eventi artistici e rassegne letterarie, è stata editor della collana Quaderni di Indoasiatica per passione e formazione universitaria dedicata all’India. Il suo blog è chiarastival.com, potete visitare il suo profilo su Linkedin, Facebook e Instagram.