Flusso di Autocoscienza in Retromarcia di Diego Tonini è la nuova lettura per la rassegna settimanale dei 12 racconti finalisti del primo concorso de Il Portolano Scuola di Scrittura Autobiografica e Narrativa di Treviso.
I racconti sono pubblicati in ordine alfabetico per titolo.
Buona lettura!
FLUSSO DI AUTOCOSCIENZA IN RETROMARCIA
Le Sette e mezza, è buio da un po’, davanti al gabbiotto della cassa. Quindi, che si fa? Lui ghigna, tu paghi.
Ce l’hai davanti, braccia incrociate, ti fissa, fermo come una statua, voleva fare il furbo, eh, chiede anche se sa già la risposta, tu no, ma che dice, è che insomma, era scuro mica mi sono accorto, non mi pareva di aver fatto gran danni e poi era tardi dovevo tornare a casa… sì, come no, t’interrompe, ma no, davvero è che, insomma… inventati qualcosa, cazzo è questo che sai fare, no, intortalo con una storia che sia un poco credibile, ma no, veramente, non ho sentito niente, nemmeno un fruscio, ah no, e i secchi per terra, manco quelli ha notato? No davvero, era tutto tranquillo forse la musica alta…
Ma non le ha viste le telecamere?
No, non ci ho fatto caso. Se le vedevi mica scappavi, cretino. Ti guarda, storce un poco la testa, la bocca ingrugnata, la faccia imbronciata le braccia incrociate, e allora?
Allora c’ho provato. E non m’è andata bene.
Voleva fare il furbo, eh? Ti dice, sì furbo ma sfigato, rispondi, però mica ride il malefico.
Le Sette, sera, parcheggi e sospiri. Il serbatoio è pieno, manco benzina puoi mettere per farlo un po’ contento, sospiri di nuovo e scendi e cammini più piano che puoi ma l’uomo ti ha visto e ha visto anche la macchina e t’aspetta gomiti sul banco e muso di pietra. Buona sera, balbetti, quello ti guarda e sta zitto.
L’Una e mezza, con la forchetta a mezz’aria carica di farfalle al pesto. Ti vibra la tasca con dentro il telefono, neanche a pranzo mi lasciano in pace, borbotti poi guardi il display: mamma, che c’è? Rispondi e speri che sia una cazzata ma invece: mi ha chiamato il benzinaio, che cos’hai combinato? Niente ho sbattuto, non preoccuparti, stasera passo di là e sistemo; OK, ma cosa è successo? Ti ho detto che ho sbattuto, adesso finiscila però! Te la prendi con lei, non c’entra niente ma dovrai pure arrabbiarti con qualcuno e con te stesso è troppo difficile; metti giù, e adesso che gli dico, che non ho visto la colonna, ovvio, ma perché poi sono scappato? era tardi non ho visto il danno ma i due secchi per terra, quelli era impossibile, però era buio, non è vero c’erano le luci, e allora non so, magari stai zitto che fai più bella figura.
L’Una, di fronte all’ufficio. Andiamo a pranzo? Va bene, dove? Al solito posto, prendiamo la tua? No guarda è meglio se non guido viste le sfighe, che poi mica è una sfiga, solo che dormi in piedi, vabbè, dai andiamo con la mia, ti siedi, mangiate.
Le Dieci, alla macchinetta del caffè, forse ti è andata bene. Se c’erano le telecamere ti avrebbero già chiamato ormai, ogni tanto una botta di culo ma ancora ci pensi, il paraurti ammaccato e la targa malmessa scolpiti nella testa, non ti serve guardarli, sei felice non t’hanno beccato ma resta il fastidio, non ti piace, vuoi fare l’onesto ma stavolta te la sei svignata come avrebbero fatto anche gli altri, cazzo, lo so ma son soldi, se li avevo mica andavo in giro con sto catorcio, tanto alla fine non s’è fatto male nessuno e mica è un gran danno, sta peggio la macchina.
Le Sette, solita sveglia, soliti quattro esercizi. Le membra protestano tu stringi i denti, poi fai colazione, cosa avrà messo tua madre in sto dolce pesa tre chili, corri in ufficio oggi fa freddo, arrivi, accendi il computer, bufere di email e riunioni riunioni riunioni, qui dentro esisti in quanto riunione.
Le Dieci e mezza, notte. In macchina strada vuota premi sul pedale vuoi arrivare il prima possibile finirà sta maledetta giornata, parcheggi corri su fai scendere il cane bevi dell’acqua ma insomma fan tutti i furbi anch’io posso una volta e mica ero ubriaco, ma stanco non sto fermo un attimo mi sento una trottola, la botta sul paraurti pazienza tanto sta macchina è tutta uno striscio non va manco il riscaldamento e meno male che non era quella nuova sennò sai le bestemmie? Vabbè ormai è andata speriamo non m’abbia visto nessuno, doccia e vai a letto che non tieni gli occhi aperti ma prima una cicca che poi regalata è ancora più buona.
Le Dieci, dentro in macchina. Retromarcia, sbam! Merda che cazzo è successo?
Guardi lo specchietto: che cosa ho preso? Parcheggi accanto alla pompa, sul lato giusto, smonti e guardi il paraurti: c’è una botta ma tanto la macchina è così presa male che una botta in più non si noterà, ma dove ho sbattuto? Dietro di te, due sacchi di latta rossa rovesciati per terra, sabbia chiara sull’asfalto e più in là la colonna di lamiera bianca tutta ammaccata, ma come ho fatto a non vederla? Adesso tiro su i secchi e faccio benzina ma c’è un furgone bianco che si accosta, chissà se mi hanno visto?
Fischietti, infili il bancomat nella fessura, pompa otto, apri il tappo, prendi la pistola l’odore della senza piombo che si spande nell’aria, dal furgone scendono in due, parlano fra loro e non ti guardano, chissà se fanno finta o davvero non si sono accorti non importa, tu guardi il display cinquanta euro, rimetti a posto la pistola e salti in macchina, e se ci fossero le telecamere? Guardi in alto ma non vedi niente, figurati, ti sei appena schiantato su una colonna larga un metro come fai a notare due telecamere sei metri sopra la tua testa? Vabbé tanto la targa è tutta sbiadita non credo riusciranno a leggerla.
Le Nove e mezza, dovevi essere a casa un’ora fa. Cammini verso l’auto, due passi ti faranno bene, fa freddo ma si sta bene. Mi offri una sigaretta? Certo, tieni, prendine pure due una la fumi dopo, non serve tanto vado diretto a casa, ma dai, non vuoi fumartene una prima di andare a letto? Hai ragione, grazie! La metti in tasca sperando che non si rompa. Ecco il parcheggio, apri la portiera, monti e giri la chiave, cos’è sto fischio? Cazzo devo fare benzina è quasi tre giorni che sono in riserva poco male c’è il distributore lungo la strada. Entri contro mano tanto non c’è nessuno a quest’ora, accosti alla pompa, benzina verde, ma è dal lato sbagliato, faccio retromarcia e mi metto dall’altra parte.
Le Otto, corso finito. Solito spritz? Ma sì, tanto il cane l’ha portato a spasso tua madre, meno male, un pensiero in meno. Il Campari che va giù facile, un paio di sigarette, quattro chiacchiere che diventano otto, l’aria fredda, il fumo e la stanchezza che sale a ondate come marea. Ma almeno un po’ di calma.
Cinque e mezza, salti in macchina. Strada bloccata luci blu della polizia, ci sono anche i carabinieri, vai per la tangenziale sennò fai tardi, non c’è parcheggio che palle, ecco quello va via ma quanto ci mette a fare manovra cosa combina? Oh finalmente! Molli la macchina, scendi, chiudi, corri al corso che oggi comincia prima e sei in ritardo, apri la porta ciao a tutti, ti siedi, concentrati altrimenti prendi sonno.
Le Sette e dieci, seduto sul letto. Quattro esercizi per disincrostare le membra rattrappite da anni di pigrizia, colazione, ti vesti ma aspetta oggi hai i clienti, meglio la camicia, anche la giacca? Ma no, chissenefrega. Lavoro, presentazione, clienti, parli inglese, mail che arrivano come grandine di traverso, poi finalmente quelli se ne vanno, riprendi il lavoro arretrato, fumi una sigaretta, è ora di andare.
Le Sette, sveglia che suona.