Il diamante | Racconto di Lucia De Bortoli

Il diamante racconto di Lucia De Bortoli

Quanto luminoso è un diamante? La sua luce dipende dal taglio, quello a brillante è il più famoso, e dalla purezza. Eppure, se dimenticato in un cassetto, non emana nessuna luce e diventa un oggetto qualsiasi, perdendo anche il valore simbolico che gli è stato attribuito.

Il diamante è il racconto di comuni storie contemporanee. Buona lettira.

Il diamante

Sei anni di fidanzamento e dieci di matrimonio.

Claudia si divide tra il lavoro e due figli, mentre suo marito conduce una vita parallela tra viaggi continui all’estero e qualche apparizione fantasma a casa.

Si incrociano a malapena a colazione e la sera, mentre durante i fine settimana respirano una quieta convivenza.

Una sera, mentre Claudia è già a tavola con i ragazzi, Andrea rientra a casa e, appoggiando la ventiquattrore sulla poltrona, dice: «Lunedì parto, vado a Dubai fino a venerdì».

Claudia, senza neppure voltarsi, gli risponde: «Dopo ti preparo la valigia».

La settimana scorre, il lavoro in ufficio, i ragazzi a scuola, i compiti e l’attività sportiva.

Quando venerdì Andrea rientra a casa stanno già cenando. Le loro labbra si sfiorano come mani sconosciute nei tram e dalla valigia lui prende un pacchetto. Lo appoggia sul tavolo tra l’insalata e il pane e, mentre si avvia in bagno, dice a Claudia che è un regalo per lei.
«Per me?» chiede stupita.

«Sì, a Dubai costano meno che qui in Italia. Ho pensato che lo puoi incastonare come vuoi, farti una collana oppure un anello».»

Una borsa di carta color oro nasconde, tra piccoli opuscoli e certificati di autenticità, una scatoletta in plastica trasparente in cui si intravede una spugna blu con al centro un piccolo diamante.

Claudia è felice e pensa che la quotidianità e monotonia del loro rapporto potrebbe essere illuminata da questo nuovo pensiero. Forse si stava sbagliando, l’amore tra loro si era solo affievolito, magari era solo stanchezza, non indifferenza. La vita porta dei cambiamenti, non sempre i matrimoni scorrono felici, non poteva pretendere che il loro rapporto sarebbe rimasto sempre lo stesso, o meglio, era proprio sempre uguale, da molti anni ormai non c’erano guizzi di imprevedibilità, non atti spontanei, solo routine. Lei doveva solo tenere duro, sopportare come una volta aveva fatto sua madre. Decide di crederci.

Quel diamante è proprio bello: una flebile luce nel blu della stoffa che lo contiene, racchiuso in un mondo di plastica trasparente.
Farò una collana pensa Claudia così sarà sempre con me.

In quel momento suo figlio la chiama, lei lo appoggia sopra la credenza della sala e torna in cucina.

La vita si muove intorno a quella scatolina lasciata in bella vista e diventa parte del mobilio come quei souvenir che appoggi in un angolo e ci si dimentica di avere. Intorno avvicini libri, riviste, penne e pubblicità, poi, quando devono arrivare degli ospiti, apri il cassetto della credenza, quello appena sotto, e con il braccio come un tergicristallo pulisci tutto. E così la scatolina finisce lì in mezzo, chissà dove, tra molette, scontrini della spesa e fermacapelli.

Un oggetto perduto perché dimenticato, il ricordo sfuma come la sua importanza, lo si lascia in un cassetto, in un angolo. Un po’ come le persone.

Una preziosa speranza non è stata sufficiente a salvare il loro matrimonio e dopo pochi mesi si separano. Il termometro si è rotto, il mercurio si è diviso in due sfere argentate che rotolano lontano tra loro.

Quando Claudia conosce Roberto ritrova le attenzioni dimenticate e le carezze mai ricevute. Il loro rapporto procede velocemente, lei cucina per lui, stira le sue camicie e si sente amata.

Roberto è commesso in una gioielleria e Claudia ricorda quel diamantino di molti anni prima. Forse è il momento di dare luce ad un passato buio per credere ad un futuro luminoso. Così lo cerca, rovista i cassetti e lo ritrova. Non ricordava quasi più la luce in quella scatolina trasparente. Roberto le fa preparare una collana: un filo di oro bianco che protegge un piccolo punto luce, un legame nuovo intorno a lei che la ripari dal dolore e le dia la forza di iniziare una nuova vita.

Non si toglie mai questo gioiello.

Con Roberto la vita sembra ricominciare, si taglia i capelli, cambia modo di vestire ed esce con le amiche.

Decide di iscriversi ad un corso di nuoto. A 35 anni ha ancora paura dell’acqua, ma ora si sente pronta ad affrontarla.

Le prime settimane volano serene, poi Roberto inizia ad essere possessivo, geloso, quasi maniacale nelle cose e impone a Claudia come vestire, come portare i capelli, come parlare. Le insegna cosa deve dire, quali parole usare e il tono di voce giusto e sbagliato.
Quella catenina sta cominciando a stringerle il collo e lei si sente soffocare.

Quando tenta di ribellarsi e lasciare Roberto, lui si infuria, la minaccia e la intimidisce tanto che non esce più con le amiche, non le chiama neppure perché sa che è controllata anche nelle telefonate.

L’unico momento di libertà è il corso di nuoto quando si leva la collana e la ripone nella borsa.

In piscina è libera. Impara a non avere paura dell’acqua e a respirare con calma. Quando è in apnea, chiude gli occhi, si concentra e riscopre il ritmo del suo cuore. Il passo più difficile è tuffarsi, rimanere ferma lì in alto sopra il blocco di partenza e decidere quando è il momento giusto, mettersi in posizione, prendere un bel respiro e lasciarsi andare decisa nel vuoto, toccare il fondo e con i piedi spingersi per ritornare a galla fino a respirare di nuovo.

Claudia un po’ alla volta ritrova la forza e la sicurezza che aveva dimenticato.

Una sera a cena Roberto la fissa e le chiede: «Dov’è la mia collanina! Perché non ce l’hai?!?»

Claudia appoggia il palmo sul collo nudo, lo guarda negli occhi e con voce ferma risponde: «L’ho persa, forse nello spogliatoio della piscina».

Sono passati molti mesi, è estate, ora Claudia passeggia sorridente con le amiche. La camicetta bianca mostra la pelle abbronzata. Nessun gioiello le lega più il collo.

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Immagine di copertina: Yao Chen / Calendario Pirelli 2016 © Annie Leibovitz

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