Dal 14 novembre al 28 febbraio 2016, la mostra De Chirico a Ferrara, Metafisica e avanguardie, è ospitata presso il Palazzo dei Diamanti a Ferrara.
La mostra, a cura di Paolo Baldacci e Gerd Roos e organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte, dalla Staatsgalerie di Stoccarda ed in collaborazione con l’Archivio dell’Arte Metafisica, documenta i rari capolavori metafisici che Giorgio de Chirico dipinse nella città estense tra il 1915 e il 1918.
Lo straordinario lavoro dei curatori permette anche di evidenziare i rapporti e le influenze che Giorgio de Chirico ebbe sugli artisti italiani coevi e sulle avanguardie europee: sono infatti presenti, oltre la serie quasi completa delle opere metafisiche di Carrà anche opere di Morandi, De Pisis, Man Ray, Raoul Hausmann, George Grosz, René Magritte, Salvador Dalì e Max Ernst.
Il percorso espositivo, che comprende oltre settanta opere provenienti dai principali musei e collezioni di tutto il mondo, ha il suo fulcro nelle tele realizzate da De Chirico nella stretta forbice temporale degli anni ferraresi.
La metafisica
Come è stato notato dalla critica, a questo termine De Chirico non ha mai voluto dare una accezione trascendentale o mistica. Piuttosto, la sua, è una interpretazione letterale del termine “meta”: spostamento degli oggetti nel tempo e nello spazio, decontestualizzandoli rispetto agli ambienti consueti.
Questo concetto di spostamento, unito a quello della condensazione, trovano un chiaro corrispettivo nella Interpretazione dei sogni di Freud (1899), senza per questo voler insinuare un rapporto, tra il padre della pscicanalisi e l’artista, che non è mai di fatto esistito.
Freud infatti, descrisse lo spostamento come il cambio di aspetto, di contesto o di significato che un elemento concreto può assumere nell’attività onirica. La condensazione, invece, è quel fenomeno secondo cui una molteplicità di contenuti latenti viene “condensata”, durante il sogno, in un unico scenario, temporale o spaziale.
Alcuni capolavori degli anni tra il 1917 ed il 1918, presenti nella mostra, esemplificano perfettamente questi parallelismi. Nelle Muse inquietanti (1918), la perfezione geometrica dei manichini da sartoria si unisce alle statue, ed il quotidiano subisce un montaggio onirico fuorviante fatto di ombre innaturali ed insoliti angoli prospettici; nel Trovatore (1917), nel Grande metafisico (1917) ed in Ettore e Andromaca (1917), attrezzi banali quali righe e squadre sono “condensati” dentro immagini antiche e plastici manichini lignei. Nell’Interno metafisico (con grande officina) (1916), si inseriscono universi onorici ricorsivi, col pretesto del dipinto nel dipinto.
L’eco che queste opere ebbero in Italia e in Europa è esemplificato dal manichino femminile della Venere dei porti (1919) di Mario Sironi, dalla Natura morta con manichino (1919) di Giorgio Morandi e, in un momento successivo, dal dipinto di Dalí Gradiva retrouve les ruines anthropomorphes (fantaisie rétrospective) (1932, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza), in cui due figure simili a manichini si stagliano sullo sfondo di un paesaggio indefinito la cui prospettiva vertiginosa ricorda le piazze dechirichiane.
La pittura metafisica è stata, insieme al futurismo, il contributo italiano più importante all’arte europea del primo ventennio del ventesimo secolo, grazie al ruolo cruciale che ebbe per lo sviluppo del dadaismo, del surrealismo, della pittura tedesca degli anni Venti e per gli influssi che in seguito furono decisivi per il Novecento italiano.
Visitare la mostra
Abbiamo visitato la mostra il primo di gennaio e l’evento è veramente ben organizzato. L’accesso alla mostra è regolato per evitare che vi siano troppe persone nelle varie sale (tra l’altro non particolarmente ampie). Consigliamo fortemente l’acquisto online del biglietto, che vi consente la scelta dell’orario di accesso.
Gli orari e tutte le informazioni sono disponibili sul sito del Palazzo dei Diamanti.
Sono previste, inoltre, 3 aperture serali straordinarie nel mese di Febbraio, con una particolare promozione per il giorno di San Valentino.