
Dire che la città delle torri ospita una mostra su Christian Boltanski è alquanto riduttivo.
Anime. Di luogo in luogo è un importante progetto espositivo che accoglie più performance artistiche, coinvolgendo tutta la città, dal centro alla periferia, nei luoghi che lo stesso Boltanski ha scelto assieme al curatore e al responsabile di progetto del Comune di Bologna quando, mesi fa, iniziarono a percorrerla per cercare quegli spazi espositivi che accogliessero un dialogo tra l’arte, l’ambiente e le persone.
La laconica frase di Boltanski «questa è una città vera, autentica» sottende il motivo per cui ritorna a Bologna per presentare il suo percorso: la forza della sua arte è quella di guardare in faccia gli inganni della storia e le sue lacune, i tranelli della memoria e dell’oblio. Nell’universo artistico di Boltanski, ogni oggetto, fotografia, frammento autobiografico, lampada o relitto suggerisce un rapporto non pacificato con le cicatrici del passato, necessita una continua elaborazione per mantenere vivo un ricordo e ricercarne il senso nel presente. Il 2017 è un anno speciale per la memoria della città e dei suoi cittadini -e di tutti gli italiani- per non trovare un’eco di verità nel pensiero dell’artista francese. La scelta di omaggiare Christian Boltanski assume allora una pregnanza di particolare rilievo simbolico per la concomitante ricorrenza di alcuni anniversari che incrociano la storia di Bologna con quella di importanti istituzioni culturali: 10 anni di MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e del Museo per la Memoria di Ustica, 40 anni di Emilia Romagna Teatro Fondazione, oltre ai 37 anni dalla strage di Ustica e della strage della Stazione di Bologna.
Per inciso: 2 agosto 2017 – 37°, la città ha vissuto il ricordo di un dolore in un’impeccabile partecipazione e dignità.

Il Comune di Bologna ha affidato a Danilo Eccher il progetto speciale che ogni anno la città promuove in ambito culturale per approfondire l’opera di alcuni tra gli interpreti più sperimentali e innovativi del nostro tempo. Danilo Eccher, nome di pregio nel panorama artistico italiano per esperienza e competenza, conosce Boltanski dal 1997 quando, nella sede espositiva di Villa delle Rose a Bologna, fu ospitata la prima grande personale italiana dell’artista francese dal titolo Pentimenti; è di nuovo lui a coordinare il progetto attuale, disseminato per la città da giugno a novembre, in cinque sezioni che rispondono a coni visuali differenti e consentono di presentare l’opera di Boltanski nella complessità delle sue dimensioni espressive:
- l’omonima mostra antologica Anime. Di luogo in luogo al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna;
- l’installazione Réserve allestita nell’ex bunker polveriera nel Giardino Lunetta Gamberini;
- il progetto speciale Take Me (I’m Yours), programmato a settembre, in cui Boltanski assume il ruolo di curatore di un inusuale esperimento di arte popolare nello spazio dell’ex parcheggio Giuriolo;
- l’installazione diffusa Billboards che collega centro e zone periferiche, in un’ottica di policentrismo e integrazione tra le varie anime della città;
- l’installazione performativa Ultima al teatro Arena del Sole, realizzata in collaborazione con lo scenografo Jean Kalman e il compositore Franck Krawczyk, che ha avuto luogo dal 27 al 30 giugno.
A fine articolo daremo alcune indicazioni sui luoghi e i progetti specifici, quello che ora ci preme condividere è la riflessione dell’artista che permea l’intera durata spazio-temporale della mostra. C’è una frase che ci ha colpito dell’assessore alla Cultura Bruna Gambarelli che dice “un progetto che rinnova lo sguardo sulla città, dedicato da Bologna a Boltanski e da Boltanski a Bologna”. Un reciproco scambio, la memoria come parola chiave che permette di iniziare il dialogo tra arte contemporanea, tessuto urbano e società, possibile grazie alla commistione di due elementi: la stretta collaborazione ideativa dell’artista, che si sviluppa intorno ai temi della memoria e del trascorrere del tempo inteso come ineluttabile passaggio tra la vita e la morte, e la sensibilità di una città, che -solo per fare un esempio- ha scelto di accogliere tra le sue torri il Museo per la Memoria di Ustica, nato per volontà dell’Associazione Parenti Vittime di Ustica e del Comune di Bologna come luogo di esercizio della memoria e dell’impegno per la ricerca della verità.
Come nasce il titolo del progetto? Dal bisogno di evocare concetti che attraversano tempi, luoghi lontani, filosofie e religioni diverse perché, come spiega il curatore Danilo Eccher, “Anima è un termine che, al singolare e nelle sue molteplici declinazioni, si riferisce al principio vitale dell’uomo. Al plurale, il termine rimanda alla collettività, alle storie dei singoli individui e alla Storia, ma non manca di lasciare una prospettiva immaginaria per proiettare il presente nel futuro, trasmettendo un fiducioso senso di continuità”.
Anime. Di luogo in luogo è stato dunque una “priorità urgentemente avvertita” tanto quanto la necessità di strutturare diversi momenti complementari, intesi a condurre a una riflessione per il singolo e per la comunità. Memoria e ineluttabilità del tempo: come si collocano nelle opere di Boltanski? L’impressione è quella di trovarsi di fronte a un uomo che ha riflettuto sulla morte fin da bambino, perché ne ha avuto contatto fin dalla nascita potremo dire, attraverso l’ascolto continuo e doloroso dei racconti della Shoah; lui stesso racconta di essere parte di una famiglia di sopravvissuti, tratto che esprime in tutte le sue opere. Se dunque la morte rappresenta l’alfa e l’omega di una continua rielaborazione artistica, la vita che sta nel mezzo rappresenta la memoria. Memoria che non si limita a un processo di rilettura dell’esperienza passata ma che si rinnova come indagine futura, allo stesso modo con cui si rinnovano le sue opere; non c’è sentimentalismo né presunzione di aver raggiunto un equilibrio in quest’affermazione, piuttosto un senso di caducità che considera irrisolta l’intera esistenza dell’uomo e degli eventi del mondo. Sembra come se Christian Boltanski volgesse lo sguardo indietro alla ricerca di un dettaglio da incastrare in un contesto attuale, per attuare una visione utile al futuro, a prescindere da un interesse personale ma quanto più finalizzata a offrire strumenti di comprensione, in una dimensione sociale che può essergli estranea ma che egli attraversa in modo empatico con il suo guizzo artistico.

Recentemente qualcuno ci ha ricordato le parole di un grande scrittore italiano che, proprio in onore della memoria, quale lente d’ingrandimento della realtà, ne ha disseminato tracce e indizi nelle sue opere: Leonardo Sciascia.
In quella terra quasi di nessuno (o di qualcuno), in quell’esile striscia di territorio intellettuale e morale in cui – come sulla luna il senno di Astolfo e di tutti gli uomini che l’hanno perduto – sta il senno e il senso della storia d’Italia. Di una storia non realizzata, tralignata, impedita; ma che pure esiste, se negli italiani migliori sempre trova testimonianza e altissima l’ha trovata in Dante e in Manzoni.
In quella terra quasi di nessuno si ritrova tutto ciò che nella pratica italiana, nel farsi della storia italiana, è stato ridotto a puro nominalismo, a vana retorica, a fittizia conflittualità, da un machiavellismo endemico e a momenti epidemico: vi si ritrova il cristianesimo nella sua essenzialità, il cattolicesimo nelle sue vene più limpide anche se tenui, il diritto più certo, l’aspirazione alla giustizia più fervida, gli ideali del Risorgimento più veri.
L. Sciascia, da Cruciverba
L’intellettuale siciliano e l’artista francese esercitano una funzione interpretativa volta a testimoniare fatti, coglierne le implicazioni, anche remote, e a scorgerne le conseguenze possibili. Per entrambi la memoria non è il mero ricordo di un passato lontano, ma si propone anche in prossimità degli eventi per suggerire, evocare e provocare.
Con cadenza decennale, negli anni che finiscono con il 7, osserviamo un Boltanski vs Bologna, come aveva sottolineato la Gambarelli: nel 1997 Bologna ospitò la prima grande personale italiana di Boltanski, in cui fu esposta per la prima volta l’opera Les Regards, oggi visibile in un nuovo allestimento nella Collezione Permanente MAMbo; nel 2007 Boltanski tornò a Bologna per realizzare la toccante installazione permanente A proposito di Ustica al Museo per la Memoria di Ustica, di cui questo progetto speciale intende sottolineare una rinnovata centralità nell’ambito delle iniziative portate avanti dall’Istituzione Bologna Musei, spazio di struggente intensità emozionale che testimonia, fin dalla sua origine, quanto i linguaggi culturali contemporanei siano importanti per conoscere e trasmettere attivamente il ricordo delle vicende passate verso le nuove generazioni.
Durante i mesi estivi di questo 2017, Boltanski e Bologna si propongono di risvegliare la curiosità e la riflessione degli italiani, invitandoli a partecipare al progetto espositivo; gli ideatori vogliono carpire l’attenzione anche in quegli spostamenti per gli impegni quotidiani: nasce così Billboards, intervento di arte pubblica di grande impatto visivo, che si presenta in manifesti pubblicitari lungo le strade della città, dove le immagini degli occhi di tre vite spezzate, sono riprodotte su trenta cartelloni di grande formato, installati lungo le principali vie periferiche, che collegano idealmente tra loro i luoghi della memoria coinvolti nel circuito del progetto, e sono lì a osservare, a invitare, a destare la curiosità.

La città non è nuova a questo tipo di sperimentazioni, perché già lo scorso aprile aveva inaugurato Ghirlanda, una mostra a cielo aperto di Lorenzo Mattotti e Jerry Kramsky, in occasione della Fiera del Libro per Ragazzi. In Billboards, tuttavia, impreviste discontinuità visive e di senso, nel panorama urbano, desiderano attivare una sorta di processo di rammemorazione collettiva.
Vi presentiamo brevemente i prossimi appuntamenti e i luoghi in cui incontrare le opere dell’artista.
Anime. Di luogo in luogo | Mostra antologica | a cura di Danilo Eccher
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | via Don Minzoni 14
26 giugno – 12 novembre
L’esposizione costituisce il fulcro centrale dell’omonimo progetto speciale. Boltanski nacque a Parigi nel 1944 e, come molti artisti europei nati durante o subito dopo la conclusione della seconda guerra mondiale, si confronta, fin dai primi anni della sua attività, con la necessità di elaborare il profondo trauma causato dalla vicenda bellica e dal senso di tragicità inscritto nella storia. Nel tentativo di rappresentare il sentimento della perdita, egli utilizza metodi più tipici delle scienze umane come l’antropologia, la sociologia e l’archivistica, per costruire un sistema della memoria che si fonda sulla meticolosa accumulazione di tracce di ciò che è andato perduto.
Il percorso espositivo della mostra al MAMbo presenta 25 opere, tra installazioni e video, selezionate tra le produzioni più significative realizzate nel corso degli ultimi trent’anni di lavoro dell’artista, tra cui due lavori esposti per la prima volta in Europa: Volver e Animitas (blanc). Attraverso un allestimento di intenso coinvolgimento emotivo, Boltanski immagina l’architettura del museo come una cattedrale, ricomponendone gli spazi espositivi in una navata centrale e due laterali, a disegnare un’ambientazione in cui la luce assume il ruolo di materia d’arte. Tutte le sale sono infatti completamente avvolte in una semi-oscurità rischiarata unicamente da piccole fonti di luce, con l’effetto di accentuare la dimensione evocativa del suo lavoro.
Orari di apertura: martedì, mercoledì, domenica e festivi h 10.00 – 18.00; giovedì, venerdì, sabato h 10.00 – 19.00; chiuso il lunedì.
A proposito di Ustica | Installazione permanente
Museo per la Memoria di Ustica | via di Saliceto 3/22
Gli spazi espositivi del Museo per la Memoria di Ustica, ricavati in un ex deposito dell’azienda di trasporti cittadina ATC (oggi Tper), accolgono l’installazione permanente che Christian Boltanski ha creato per la città, che circonda i resti del DC9 Itavia conservati all’interno, espressione dell’artista che mette al centro della propria ricerca la vita, la morte e l’ineluttabilità della sorte, nella ferma e consapevole convinzione che l’arte abbia ancora un ruolo di testimonianza civile nella nostra società. Intorno al relitto 81 specchi neri -tanti quanti il numero delle vittime- sono l’occasione in cui il visitatore può inabissare lo sguardo e ascoltare il coro di voci trasmesse dagli altoparlanti, collocati dietro ciascuno di essi: frasi semplici che si sovrappongono, frammenti di parole a rappresentare lo spirito delle persone scomparse. Appesi al soffitto 81 lumi si accendono e si spengono lentamente, come se seguissero il ritmo di un battito cardiaco, quasi fosse il respiro collettivo delle persone decedute e di chi oggi le ricorda. Nove scatole nere contengono gli effetti personali delle vittime: scarpe, pinne, boccagli, occhiali e vestiti. Gli oggetti, sottratti così alla vista e a qualsivoglia voyeurismo, sono stati inventariati e ordinatamente impaginati da Boltanski nell’opuscolo Lista degli oggetti personali appartenuti ai passeggeri del volo IH870 (disponibile presso il museo), con fotografie volutamente piccole e sgranate.
Orari di apertura: dal 28 giugno al 17 settembre 2017 dal martedì al venerdì h 18.00 – 21.00, sabato e domenica h 10.00 – 12.00 e 18.00 – 21.00; durante il resto dell’anno venerdì, sabato e domenica h 10.00 – 18.00.
Billboards | Progetto di arte pubblica su cartelloni pubblicitari
Zone periferiche della città | giugno – agosto
Le immagini riproducono i dieci sguardi al centro dell’opera Les Regards, realizzata in occasione della mostra personale dell’artista francese Pentimenti; il lavoro prende spunto dal Sacrario dei partigiani in Piazza Nettuno: utilizzando le foto dei caduti –che nei giorni della liberazione dell’aprile 1945 furono collocate spontaneamente dai cittadini sul muro nel luogo in cui erano stati fucilati molti partigiani- Boltanski isola gli sguardi e li trasferisce ingranditi su sottili fogli di poliestere. In occasione di Billboards questi occhi tornano a guardare lo spettatore da ogni direzione, nell’attesa di essere ri-guardati e di ricevere un nome e un’identità anche immaginaria, per poter sopravvivere nella forza del ricordo. Sovvertendo la tradizionale funzione della comunicazione di un messaggio pubblicitario, Boltanski utilizza il potenziale espressivo dei cartelloni come mezzo estetico, per la realizzazione del processo creativo, offrendo un’esperienza di incontro inaspettato per gli osservatori. L’intervento crea infatti impreviste discontinuità visive e di senso nel panorama urbano, portando l’arte fuori dagli spazi convenzionali di fruizione dell’arte dentro il tessuto urbano, a contatto con un pubblico non abituato a confrontarsi con i linguaggi della ricerca artistica contemporanea.

Réserve | Installazione | a cura di Danilo Eccher
Ex polveriera bunker Giardino Lunetta Gamberini | via Pellizza da Volpedo
26 giugno – 12 novembre
Tra gli elementi ossessivamente più ricorrenti nelle realizzazioni di Boltanski, fin dagli anni Settanta, compaiono abiti usati e dismessi che l’artista raccoglie e accumula con l’intento di riscattare dall’oblio i ricordi di cui essi sono portatori e tramutare così l’assenza che metonimicamente suggeriscono in una presenza intensa. Seppure non in forma esplicita, questi lavori hanno spesso suggerito un’immediata associazione con l’Olocausto, tuttavia l’uso del vestiario in Boltanski si apre ad altre interpretazioni, alludendo in senso più generale all’esistenza umana e al suo essere esposta ad un destino casuale e indifferente. Come spiega lo stesso artista: “Il vestito usato parla di qualcuno che era lì ma non c’è più. L’odore, le pieghe sono rimasti, ma non la persona. […] Cerco sempre di utilizzare abiti del nostro tempo, perché li si riconosca immediatamente come cose di oggi. Il vestito come immagine dell’assenza costituisce una delle letture principali di queste opere”.
Orari di apertura: dal 29 giugno al 16 settembre: giovedì, venerdì, sabato h 18 – 22; chiuso nella settimana dal 14 al 23 agosto; dal 22 settembre al 12 novembre: venerdì, sabato domenica h 14 -18.
Si segnalano, inoltre, alcuni eventi in programma nell’ex polveriera bunker Giardino Lunetta Gamberini:
Caccia a Boltanski ovvero La Bo/graphie secrète (quello che ricordano di lui)
Programma di attività teatrali a cura di Cantieri Meticci
Nei mesi estivi di apertura, ogni giovedì negli spazi antistanti l’ex polveriera bunker nel Giardino Lunetta Gamberini la compagnia teatrale Cantieri Meticci organizza un programma di attività per coinvolgere il pubblico nella scoperta della biografia e delle opere di Christian Boltanski.
La partecipazione è gratuita. Per informazioni e iscrizioni: angela@cantierimeticci.it
Laboratorio teatrale Ce dont ils se souviennent | 10 e 31 agosto, 7 e 14 settembre alle ore 18.00
Condotto da Pietro Floridia, direttore di Cantieri Meticci, e coadiuvato dagli attori della compagnia, questo laboratorio di recitazione e narrazione è dedicato alla “poetica dell’oggetto” collegato alla memoria. Il punto di partenza è il testo Ce dont ils se souviennent / Quello che ricordano di lui, riprodotto nel catalogo della mostra personale Pentimenti di Boltanski (1997), che attraverso cento dichiarazioni declinate in terza persona va a comporre una breve biografia dell’artista. Le attività proposte durante il laboratorio si basano in una prima fase sulla recitazione di una a scelta fra queste dichiarazioni per imparare ad interpretare un “personaggio” nello spettacolo Caccia a Boltanski. I frammenti selezionati sono approfonditi da un percorso di scrittura creativa in cui saranno esaminati altri materiali quali il romanzo Il nascondiglio di Christophe Boltanski e il libro La Vie possible de Christian Boltanski, per costruire un piccolo monologo/testimonianza, in conformità alla poetica mescolanza di verità e bugia, espressa nelle “possibili vite” di Boltanski.
Performance Caccia a Boltanski | 10 e 31 agosto, 7 e 14 settembre alle ore 20.00
Lettura performativa delle “cento dichiarazioni”, i frammenti tratti sempre da Ce dont ils se souviennent / Quello che ricordano di lui, vuole delineare una sfocata e contraddittoria biografia di Christian Boltanski. A ogni visitatore che si presenta presso l’ex polveriera bunker, viene consegnata una mappa in cui sono riportate una domanda, enigmatica e un po’ intrigante, e le posizioni di ogni performer in incognito che darà una risposta correlata al frammento biografico ispiratore della domanda. Inoltre, ad ogni partecipante alla caccia viene consegnato un segno di riconoscimento, ad esempio il classico “giornale sotto il braccio” da dispiegare in bella vista nel punto indicato dalla mappa, come segnale di riconoscimento e di conseguente avvicinamento da parte dell’attore.
Spettacolo conclusivo | Caccia a Boltanski ovvero La Bo/graphie secrète (quello che ricordano di lui)
sabato 16 settembre
A conclusione del percorso di laboratori e performance, sabato 16 settembre si svolge lo spettacolo itinerante Caccia a Boltanski ovvero La Bo/graphie secrète (quello che ricordano di lui) animato dagli
attori di Cantieri Meticci e da tutti i partecipanti alle attività teatrali che vorranno intervenire.
Take Me (I’m Yours) | Progetto speciale
Ex parcheggio Giuriolo | via Giuriolo
Settembre
Questo progetto vede Boltanski nel ruolo di curatore di un inusuale sperimento di arte popolare, trasformando lo spazio dell’ex parcheggio Giuriolo in un contesto di arte diffusa. Una
visione ludica e ironica dei processi di creazione di valore delle opere d’arte cerca di esplorarne modalità di diffusione e distribuzione alternative alle leggi del mercato.
Immagine di copertina © C. Boltanski – Christian Boltanski