Napoli, o Napulè, ha mille motivi per essere visitata, la Metro dell’arte -linea 1 della metropolitana- è uno di questi. Metro dell’Arte è un progetto che nasce nel lontano 1995, l’eco di movimenti oltreoceanici. New York, primi anni Ottanta, un giovane e allora sconosciuto artista riempiva pareti della metropolitana e muri dei palazzi con disegni di gesso. Li faceva al volo, di nascosto dalle guardie e sotto gli occhi dei passanti per poi scivolare velocemente via e confondersi tra la folla, nel tentativo di evitare l’arresto, anche se non sempre ci riuscì. Inizia così, con Keith Haring, un nuovo capitolo della storia dell’arte contemporanea e senza quei murales adesso non ci staremmo ponendo una serie di domande sul significato, la natura e la funzione della Street Art.
Napoli non si è posta troppe questioni sul valore di questo tipo di arte, l’ha inglobata in se stessa, l’ha fagocitata nella sua peculiare architettura, affianco ai quartieri spagnoli e alle sue “cinquecento cupole”; città di mare, porto di gente straniera che arriva e riparte, che arriva e resta mescolandosi con i partenopei, Napoli affascina per la sua capacità di convivenza, se fosse un libro risulterebbe come una miscellanea di stili nuovi e originali, dimostrando il possibile equilibro tra sacro e profano. Con questo spirito nacque negli anni Novanta il progetto del Comune di Napoli nell’ambito della costruzione e del potenziamento del proprio sistema di trasporto sotterraneo: alcune stazioni della metropolitana napoletana furono concepite non solo come luogo di transito ma di fruizione dell’arte.
L’obiettivo di riqualificare alcune aree del tessuto urbano e renderle luoghi focali della città, è stato un progetto ambizioso e il suo risultato un successo: l’intento di unire competenze urbanistiche e creatività artistica è stato raggiunto anche grazie al coordinamento artistico di Achille Bonito Oliva, la cui esperienza e conoscenza lo ha portato al concept di museo decentrato; così, le stazioni dell’arte sono distribuite lungo la linea 1 (quattro sono nella linea 6 della rete) e hanno accolto circa duecento opere d’arte realizzate da più di novanta autori di fama internazionale e da alcuni giovani architetti locali, elemento distintivo dell’intervento urbanistico. Alcune sono state delle installazioni temporanee, la maggior parte costituisce tutt’ora la struttura artistica permanente della linea dell’arte.
Lo colore e la luce sono propriamente, perché solo col viso comprendono ciò, e non con altro senso. Queste cose visibili, si le proprie come le comuni, in quanto visibili, vengono dentro a l’ occhio – non dico le cose ma le forme loro – per lo mezzo diafano, non realmente ma intenzionalmente, si quasi come in vetro trasparente. E né l’ acqua ch’ e né la pupilla de l’ occhio, questo discorso, che fa la forma visibile per lo mezzo, si si compiute, perché quell’ acqua è terminata. Quasi come specchio, è vetro terminato con piombo, si che passar più non può, ma quivi, a modo d’ una palla, percossa si ferma; si che la forma, che nel mezzo trasparente no pare, né l’ acqua pare, lucida e terminata.”
Dante Alighieri, Convivio, capitolo IX, 6-7
Tale complesso è l’esempio di come combinare differenti stili artistici e architettonici per una funzionalità pubblica e quotidiana, e proprio per questo motivo ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale: nel 2012, il quotidiano The Daily Telegraph premia Toledo come la più impressionante d’Europa (al 13º posto Materdei) e, due anni dopo, la CNN la elegge come stazione metropolitana più bella d’Europa.
La metro dell’arte diventa un interessante museo underground d’arte contemporanea e le stazioni sono i “padiglioni” di questa grande esposizione; con un normale biglietto di corsa semplice si possono visitare tutte le stazioni, salire e scendere nelle varie fermate, in caso di dubbio il personale è preparato e disponibile a fornire ogni utile informazione. Perché proprio la 1 diventa la metro dell’arte? Per diversi motivi: è la linea che attraversa il centro della città, dalla stazione centrale Garibaldi alla stazione Vanvitelli, sulla collina del Vomero, da cui si ammira il golfo di Napoli, oltre a essere un’infrastruttura tecnologica, sicura e pulita.
A differenza delle normali stazioni metropolitane, quelle coinvolte nel progetto Metro dell’arte si distinguono per l’eleganza degli ampi spazi, per la luminosità e per il design moderno. L’appeal artistico delle stazioni è dato dalla presenza di elementi artistici, materiali innovativi e opere d’arte contemporanea, un’iniziativa che ha coinvolto, nel corso di oltre vent’anni, un centinaio di autori, italiani e internazionali. La parte progettuale porta le firme di nomi noti nell’architettura mondiale come Alvaro Siza, Dominique Perrault e Karim Rashid, che fanno della metropolitana un gioiello del design contemporaneo e una mostra d’arte fruibile gratuitamente da un vasto pubblico, testimonianza dell’arte che si esprime nella molteplicità di forme: mosaici, reperti archeologici, dipinti su tela e sculture con differenti materiali.
Era a Miseno [Plinio il Vecchio] e, presente, governava la flotta. Il 24 agosto era trascorsa appena un’ora dopo mezzogiorno e mia madre gli mostra una nuvola che allora appariva, mai vista prima per grandezza e figura. […] La nube si levava, non sapevamo con certezza da quale monte, poiché guardavamo da lontano; solo più tardi si ebbe la cognizione che il monte fu il Vesuvio. La sua forma era simile ad un pino più che a qualsiasi altro albero.
Come da un tronco enorme la nube svettò nel cielo alto e si dilatava e quasi metteva rami. Credo, perché prima un vigoroso soffio d’aria, intatto, la spinse in su, poi, sminuito, l’abbandonò a se stessa o, anche perché il suo peso la vinse, la nube si estenuava in un ampio ombrello: a tratti riluceva d’immacolato biancore, a tratti appariva sporca, screziata di macchie secondo il prevalere della cenere o della terra che aveva sollevato con sé. […] Egli cambia idea: all’ansia dello scienziato subentra lo spirito dell’eroe. Fa scendere a mare le quadriremi, vi prende posto. Egli vuole portare soccorso non solo a Rettina, ma a molti, perché la ridente contrada era frequentata.
S’affretta là donde altri fuggono e tiene dritta la rotta e il timone diritto verso il pericolo, senza traccia di paura al punto che dettava e annotava tutte le variazioni di quel male, tutte le figure che i suoi occhi avevano sorprese.
Plinio il Giovane, prima lettera a Tacito
Queste immagini sono un invito a visitare la città del Cristo velato, delle cinquecento cupole, della Piazza del Plebiscito e molto ancora, sono un suggerimento per andare a gustare la rinomata arte culinaria, dalla pizza ai babà, al caffè più buono d’Italia!
Le stazioni dell’arte della linea 1 sono: Garibaldi, Università, Toledo, Dante, Museo o Cavour, Materdei, Salvator Rosa, Quattro giornate, Vanvitelli.
Le stazioni dell’arte della linea 6 sono: Mostra, Augusto, Lala, Margellina.