Agenda 2030: un dibattito ancora aperto

Mancano meno di 8 anni e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono ancora molto lontani dal loro raggiungimento

Come racconta la testata giornalistica “Il Bo Live”, per anni si è discusso su come raggiungere una condizione di equilibrio fra il pianeta e chi ci vive. Venne dunque firmata l’Agenda 2030, un accordo che impegna tutti i 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, stipulato a Parigi nel 2015.

L’Agenda è costituita da 17 Obiettivi prefissati per raggiungere uno sviluppo sostenibile. La sostenibilità però non è una questione puramente ambientale, ma anche una presa di consapevolezza da parte della società civile, delle imprese e del Governo nazionale.
Come principio di fondo dell’Agenda 2030 viene posta la sostenibilità, alla cui base sono posti tre pilastri: la società, l’economia e l’ambiente. Questo concetto base venne enunciato nel 1987 nel volume Our common Future dalla Word Commission on Environment and Development.

Nonostante si fosse raccolto un ampio consenso generale e un forte desiderio di supporto per realizzare il cambiamento, sono sorte alcune critiche: a 7 anni dalla nascita dell’Agenda 2030, ad essere ancora vivo è soltanto il desiderio di portare a termine i goal, ma molti paesi stentano ancora a rispettare gli obiettivi prefissati.

Di fatto, il vincolo che si contrappone al raggiungimento dei goal, sono i concetti tradizionali dell’economia neoclassica (approccio che avviene tramite l’incrocio di domanda e offerta). Essa prevede una scelta razionale in una situazione di scarsità delle risorse, per cui nella scelta fra due beni bisogna tenere conto del concetto costo-opportunità.

Dunque, come alternativa, il concetto di sviluppo sostenibile si può anche realizzare attraverso un “riformismo moderato”, il quale permette di modificare l’ordinamento politico sociale attraverso riforme organiche e graduali.

Valeria Andreoni, economista ecologica e docente dell’università di Liverpool, sottolinea che gli obiettivi dell’Agenda 2030 sono stati criticati per favorire un concetto di sviluppo diverso dal paradigma dell’economia ecologica. Questo tipo di economia è basata su un forte legame tra stabilità dell’ecosistema e benessere delle persone.

Sempre secondo la Andreoni, gli SDGs (Sustainable Development Goals) presentano un punto “debole”: la sostenibilità ha un prezzo. Ebbene, tutto può essere ridotto ad una misura economica, compromesso necessario se si vuole attuare questo tipo di politiche al fine della sostenibilità.

Di fatto qual è la situazione che vedremo svilupparsi in futuro?

Per quanto riguarda l’Italia, le analisi Asvis mostrano che molti dei goal preposti stentano ad essere portati a termine, mentre altri hanno qualche speranza nel raggiungimento dei target. La ricerca pubblicata nel 2021 ha evidenziato come la pandemia abbia influenzato l’attuazione degli obiettivi dell’Agenda.

Negli ultimi due anni si è aggravato il divario economico tra ricchi e poveri, che ha portato ad un aumento dei casi di povertà ed un peggioramento delle condizioni di sicurezza alimentare, oltre che sanitarie. Questo si oppone al conseguimento dei goal 1 (sconfiggere ogni forma di povertà), 2 (porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione), 3 (assicurare la salute e il benessere per tutti), e 10 (ridurre le disuguaglianze).

Stando al rapporto OCSE (Measuring Distance to the SDG Targets) emanato nel 2019, l’Italia era vicina al raggiungimento di solo 12 su 105 target in cui si sviluppano gli obiettivi ONU.

Tuttavia il nostro Paese era vicino al raggiungimento dei target riguardanti i settori delle energie rinnovabili e pulite ed un consumo delle risorse della Terra; oltre che un miglioramento delle istituzioni educative e un rispetto dei Diritti Umani, contrastando abusi e violenze. Queste questioni riguardano i goal 4 (fornire un educazione di qualità), 7 (assicurare l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni), 12 (garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo), 13 (adottare misure per combattere il cambiamento climatico),e 16 (promuovere società pacifiche e più inclusive, offrendo giustizia a tutti).

Il tempo disponibile per portare a termine gli Obiettivi e raggiungere una condizione di stabilità è sempre meno, e le azioni da prendere sempre di più. Per poter compiere con successo quella che è una vera e propria impresa, è necessaria una collaborazione che non coinvolga solo gli Stati e i membri politici, ma ognuno nel suo piccolo, perché qualsiasi contributo è fondamentale nel salvare il nostro pianeta.

Foto di Hu Chen

Informazioni su Martina Gasparini 3 Articoli
Martina, una studentessa del quarto anno al liceo linguistico A.Canova. di Treviso. Ama ascoltare la musica e andare in bici, ma più di tutto parlare in inglese. Ha scritto degli articoli durante il suo periodo di stage presso HDEMO editore.